Ci eravamo lasciati alla vigilia di Natale con una denuncia. Nelle pieghe della legge di bilancio che il Parlamento aveva appena approvato c’era un oscuro comma che attribuiva tre milioni di euro in tre anni ad una misteriosa società che si definiva “la prima management company digitale italiana”.
Tre milioni di euro così, senza una gara, senza un bando, senza una vera motivazione e soprattutto senza una storia alle spalle perché Isiamed, questo il nome della società, per trent’anni si era occupata di diplomazia tra Mediterraneo ed Asia e solo da un anno aveva scoperto una vocazione digitale.
Tre milioni di euro così, mentre non si erano trovati quelli per pagare il canone della banda larga nelle scuole, o per sostenere le startup, o migliorare le competenze dei dirigenti della pubblica amministrazione. Tre milioni di euro per “digitalizzare il made in Italy” qualunque cosa questo voglia dire, perché se c’è una cosa, e in effetti c’è solo una cosa, che possiamo portarci a casa come un risultato concreto e importante di questa legislatura sul fronte dell’innovazione è proprio la trasformazione digitale del made in Italy, ovvero il fatto che grazie ai super incentivi voluti dal ministro Calenda, moltissime aziende tradizionali hanno investito in macchinari per diventare digitali.
E proprio a Calenda avevamo chiesto conto via Twitter di questa norma, che in effetti sembrava un regalo, e via Twitter il ministro ci aveva risposto “non ne so nulla” e ancora “lo trovo quantomeno stravagante”. Ma stravagante, faceva notare qualcuno in rete, lo si dice di una cravatta, di una pettinatura, non di tre milioni regalati a chissà chi. E così nei giorni di Natale sui social il dibattito è montato, alimentato dal fatto che questo comma, si è scoperto, è stato presentato a notte fonda da un senatore del gruppo di Denis Verdini e fatto proprio dal governo; e sempre sui social è stato un senatore del Pd a dire “è stata una marchetta” per avere i voti necessari a far passare la legge di bilancio.
Da verificare la compatibilità con le norme europee. Domani ci lavoro. https://t.co/E5uuCZrsXL
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 27 dicembre 2017
E mentre Raffaele Cantone, presidente della Autorità Anticorruzione, invocato da tutti, oggi si preparava ad intervenire, il ministro Calenda ha twittato che quei soldi per ora li ha bloccati in attesa di verificare se violano le norme europee sugli aiuti di Stato. Insomma, una piccola brutta storia finita bene, anche grazie al buon giornalismo, anche grazie ai vituperati social network. Grazie a tutti noi.