Il primo ottobre 1950, sulla rivista Mind, il matematico inglese Alan Turing pubblicò un saggio destinato a cambiare per sempre quello che pensiamo sull’intelligenza artificiale. Si chiamava Macchine Calcolatrici e Intelligenza e provava a rispondere alla domanda: le macchine pensano? Tra i molti spunti interessanti, c’è una profezia: dice, Turing, che tempo 50 anni e non avremo più saputo distinguere fra una frase detta da un essere umano e una di un computer. The Imitation Game, lo chiamò, il gioco dell’imitazione. Ci sono voluti 19 anni in più del previsto, ma quel giorno è finalmente arrivato.
L11 febbraio 2019, nel Moscone Center di San Francisco, già teatro di storici annunci come il lancio del primo iPhone, si è svolta la prima sfida di retorica fra un essere umano e un robot. E il robot ha perso. Per ora. Ma ha parlato così bene, ha sostenuto i suoi argomenti con tale bravura che chi era lì ne è uscito incredulo. L’occasione è stata l’apertura della conferenza annuale sul futuro della IBM, una azienda che da sempre si muove sulle frontiera dell’innovazione.
Fu un computer IBM a sfidare e a un certo punto battere il campione del mondo di scacchi. E poi quello di GO, un altro gioco fatto di calcoli. E poi quello di Jeopardy, un quiz tv molto seguito con domande a trabocchetto. In tutti quei casi però alla fine aveva vinto la capacità di calcolo del computer non davvero la sua intelligenza. Mai si era visto quello che è andato in scena a San Francisco.
Da una parte c’era una sorta di campione del mondo di dibattiti: io non avevo idea che si facessero delle gare, ma pare che sia così e il giovane professore indiano Harish Natarajan, è quello che detiene il maggior numero di campionati mondiali vinti. A sfidarlo un parallelepido nero, alto poco più di una persona, con una fessura azzurra all’altezza degli occhi. A prima vista faceva l’effetto del misterioso monolite nero di “2001 Odissea nello Spazio”, ma qui non ci sono misteri. Si tratta di un progetto, avviato nel 2011 in Israele dal ricercatore Noam Slonim, per costruire una macchina in grado di dibattere con un essere umano. È un progetto e infatti sii chiama Project Debater, ma visto che ha una voce da donna, è stato subito ribattezzato Miss Debater.
La sfida consisteva nel sostenere la tesi del perché gli asili nido debbano essere finanziati. I duellanti hanno avuto 15 minuti per prepararsi: Harish Natarajan ha scritto furiosamente su dei foglietti, Miss Debater ha silenziosamente analizzato circa 10 miliardi di frasi sul tema che sono in rete. La sfida è poi durata 25 minuti di batti e ribatti. Miss Debater si è anche permessa qualche battuta di spirito. È stata quasi perfetta nel tentativo di emulare un essere umano. Secondo la giuria alla fine ha perso. Ma vale la frase con cui ha esordito: “Benvenuti nel futuro”. Stiamo entrando in una fase nuova. Inizia davvero The Imitation Game.