Adesso la domanda più importante è: come ha fatto? Come ha fatto Greta Thunberg a sollevare il mondo e metterselo sulle spalle da bambina? Perché è questo che è accaduto, comunque vada a finire. E dunque: il 15 marzo in 105 paesi del mondo si terrà la più grande manifestazione di giovani che si ricordi dai tempi del 1968. Ma neanche nel 1968 si è mai vista una cosa così diffusa, capillare. Sono previsti più di mille e seicento “scioperi per il clima”. Da giorni l’hashtag #fridaysforfuture, i venerdì per il futuro, domina sui social in diverse lingue.
Un Friday for Future a Londra (Afp)
Dietro tutto questo non c’è un partito, un’organizzazione no profit, un mecenate dal cuore buono che ha finanziato la protesta. Dietro c’è solo Greta Thunberg, una ragazzina di 16 anni che in pochi mesi sta cambiando l’agenda politica globale rimettendo al centro la lotta ai cambiamenti climatici e quindi la contestazione radicale dell’attuale modello di vita: il modo in cui produciamo e consumiamo beni e servizi.
Potentissimo il suo messaggio in un periodo storico in cui sembrava che l’ignoranza fosse lo strumento privilegiato per conquistare il potere: diamo retta agli scienziati, ripete, uniamoci dietro la scienza. Formidabile averlo detto quando ci eravamo rassegnati alla fine della competenza. Alla prevalenza del cretino.
Greta Thunberg (Afp)
Ma, ripeto, la domande è: come ha fatto? Come ci è riuscita? Quali strumenti ha usato? Ho provato ad analizzare tutte le sue mosse di questi mesi e questo è quel che ho capito.
La storia ufficialmente inizia il 20 agosto, era un venerdì: Greta Thunberg, decide di non andare a scuola per manifestare da sola davanti al Parlamento svedese di Stoccolma con un cartello scritto con un pennarello: “Skolstrejk for klimate, sciopero della scuola per il clima”. Da sola. Neanche Davide era parso così inerme davanti a Golia. Era un po’ che ci pensava. Nella sua famiglia di queste cose se ne parlava sempre: Greta ha raccontato che da quando era piccola i genitori le dicevano sempre “spegni la luce, non sprecare l’acqua, non buttare il cibo” e quando chiedeva perché i genitori le rispondevano: per il riscaldamento globale.
Greta Thunberg (Afp).
Il papà, Svante Thunberg, è un attore; la mamma, Malena Ernman, una cantante d’opera molto famosa nel suo paese che però a un certo punto ha interrotto la sua carriera artistica perché la figlia l’ha convinta a non prendere più aerei. Inquinano. Era successo che Greta si era messa a studiare: per sei anni aveva letto sul web tutto quello che poteva sul riscaldamento globale. E aveva capito che non c‘è altro tempo da perdere.
Leggi qui la storia della famiglia Thunberg sul New Yorker
E così la prima volta che finisce su un giornale è il 20 aprile scorso e ci finisce perché è la madre ad aver pubblicato un libro di un certo successo che mescola il tema del riscaldamento globale, della sostenibilità del pianeta e delle conseguenze sulla nostra salute che ne possono derivare. Greta finisce sul quotidiano conservatore SVD in una foto abbracciata alla mamma famosa. Ma non perdiamo il filo. La prima mossa di Greta è stata andare sul web e informarsi. Per anni. Ossessivamente. Usare la rete per informarsi.
Passa soltanto un mese dalla foto con la mamma bellissima sul quotidiano SVD, e Greta ci torna, ma da sola. Anzi, accanto al solito ghiacciaio che si sta sciogliendo. Era stato bandito un concorso nelle scuole sul cambiamento climatico. Greta aveva inviato il suo tema risultando una delle vincitrici. Il testo perciò finisce sul sito web del giornale il 30 maggio con il titolo “Sappiamo tutto, e possiamo fare qualcosa ora”. Era molto diretto: “Perché i politici mentono?” si chiedeva Greta, “abbiamo la responsabilità di agire subito!”.
Per due giorni di fila risulta l’articolo più letto del quotidiano. Lo segnala lei stessa aprendo il profilo Instagram: è il 1 giugno 2018. Apre anche Twitter ma non lo usa fino a settembre. E qui annotiamo la seconda mossa: un post di successo su un sito web e il debutto su Instagram, il social preferito dagli adolescenti. Crearsi una identità digitale.
Greta passa l’estate condividendo su Instagram foto piuttosto banali di paesaggi nordici e selfie con il suo cane, un labrador nero, accompagnati da considerazioni sull’ambiente da proteggere, racimolando qualche like. Fino al 20 agosto quando improvvisamente, come abbiamo visto, passa all’azione: sciopera dalla scuola e la sua foto, seduta per terra accanto al suo cartello, con un messaggio che annuncia la personale mobilitazione permanente, raccoglie diverse migliaia di consensi. Brava, le dicono, continua così.
La nota anche la stampa internazionale. È il Guardian il primo quotidiano a parlare di lei fuori dalla Svezia. Il pubblico aumenta. E qui registriamo la terza mossa: lo storytelling sui social. La prima di una lunga serie di Stories su Instagram è del 9 settembre: oltre a lei si vedono altre ragazzine che nel nord Europa hanno manifestato per il clima. Messaggio: non sono più sola, venite tutti. Il 16 settembre capisce che Instagram non basta, non bastano le foto; registra un breve video messaggio col telefonino e debutta su Twitter.
Fridays for future. The school strike continues! #climatestrike #klimatstrejk #FridaysForFuture pic.twitter.com/5jej011Qtp
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) 16 settembre 2018
È ancora lì, quel video, bloccato in cima ai circa tremila tweet fatti dopo: Greta con un piglio notevole chiede a tutti i ragazzi di mobilitarsi ogni venerdì. Subito dopo lancia il sito web “fridaysforfuture” che consente a chiunque di aderire e segnarsi su una mappa. Quarta mossa: il sito ufficiale. La bandiera di un movimento.
Leggi anche: Quello che si può (e non si può) fare per Greta Thunberg
A fine novembre la invitano a parlare ad una conferenza a Stoccolma, un TED: e lei si racconta in dieci minuti vibranti. Il video finirà su YouTube solo a febbraio superando subito il milione di visualizzazioni. Merito anche della clamorosa partecipazione al summit di Davos, in Svizzera, a fine gennaio, dove arriva dopo un interminabile viaggio in treno (non prende aerei lo sanno tutti ormai) documentato su Instagram.
Le innumerevoli clip del suo discorso ai potenti della Terra, “dovete essere terrorizzati”, finiscono ovunque. Impossibile non vederla. In pochi giorni la rete, che pensavamo fosse destinata a restare ostaggio permanente di fake news e hate speech (tradotto: bufale e insulti), si riempie di speranza: a saperlo prima che era così facile contrastare il cinismo e il disincanto. A saperlo prima che c’è un esercito di ragazzini che chiede a noi adulti non l’ennesimo regalo consumista, ma di impegnarci per salvare il mondo. C’erano sempre stati evidentemente, solo che noi non li vedevamo. Greta Thunberg, con poche semplici mosse, li ha fatti uscire dall’invisibilità.
Il resto è cronaca. Insomma quando vi chiedono a cosa serve il web e come si fa a provare a cambiare il mondo, voi raccontate la storia di Greta.