Otto anni fa, nel marzo del 2011, indossavo una giubba rossa identica a quella che Giuseppe Garibaldi aveva fatto fare per i famosi Mille che poi avrebbero unito l’Italia. Erano i giorni delle celebrazioni dei nostri 150 anni come paese, e io ero a Torino, alle Officine Grandi Riparazioni, per l’inaugurazione di una mostra che invece del passato celebrava il futuro: l’Italia nel 2020.
Quel giorno idealmente avevamo deciso di far partire una nuova impresa dei Mille. Un giro d’Italia alla scoperta di una strana specie emergente: gli startupper, quei giovani che invece di cercarsi un lavoro provavano a crearsene uno, puntando sulle opportunità dell’innovazione tecnologica e in particolare di Internet. Avevamo tutti la giubba rossa garibaldina, quel giorno alle OGR, mentre il presidente della Repubblica cantava l’inno nazionale con un coro di voci bianche.
Visti da fuori dovevamo sembrare un gruppo di svitati, innamorati dell’energia e dei sogni che contenuti in una parola che allora era ancora vergine, non abusata dal marketing e dalla politica: startup. Da allora in Italia le startup sono diventate una legge, nel registro del ministero dello Sviluppo Economico ce ne sono più di ottomila, ma i soldi per crescere non ci sono stati mai.
È stato come invitare qualcuno a giocare a pallone e non dargli il pallone. Sono tornato oggi alle OGR, nel frattempo restaurate e diventate uno straordinario polo per ospitare mostre e innovatori. Sono tornato per la presentazione del Fondo Nazionale Innovazione. Tralascio i dettagli: stiamo parlando di un miliardo di euro che andranno a sostenere le startup e di un altro miliardo che arriverà in altri modi.
Lasciate perdere per un istante la politica, la simpatia o antipatia per Luigi Di Maio che questo Innovation Act lo ha fortemente voluto. Sono le misure che gli startupper italiani aspettavano da quel 2011. Non c’è altro tempo da perdere. Come ha detto Fabrizio Palermo, che con Cassa Depositi e Prestiti, diventa il motore del nuovo ecosistema, per arrivare nel futuro “dobbiamo avere un’ansia della madonna”. Poi lo ha detto meglio: “Ci serve il sacro fuoco”.