Se volete scoprire a che punto è arrivata la nostra storia di abitanti del pianeta terra, nei prossimi mesi andate a Milano. Se volete capire perché migliaia di adolescenti in tutto il mondo tra qualche giorno daranno vita al primo sciopero del clima, che poi è uno sciopero contro noi adulti, genitori e nonni, andate a vedere la grande mostra che ha appena aperto alla Triennale.
Si chiama Broken Nature, e indaga sul nostro rapporto con la natura, sui danni che in questo secolo abbiamo fatto all’ambiente e soprattutto sugli innumerevoli, spesso dimenticati, ma mai vani, tentativi di porvi rimedio. Tecnicamente è una mostra di design, visto che è curata da una delle massime esperte del tema, Paola Antonelli, da anni alla guida del prestigioso MoMa di New York su questi temi.
Ma secondo me è soprattutto una mostra sulla tenacia e sull’ottimismo degli esseri umani; sul potere magico dell’innovazione quando viene usata per migliorare il mondo. In ogni angolo del pianeta, Paola Antonelli ha scovato decine e decine di piccoli grandi progetti che provano a ricomporre le tante fratture fra umanità e natura: dal test di gravidanza biodegradabile alla bottiglia fatta non con la plastica ma con un materiale che poi ti puoi mangiare; dalle damigiane per raccogliere acqua piovana e trasportarla senza fatica nei campi ai mobili realizzati smontando vecchi elettrodomestici, fino alla bara a forma di uovo che col tempo diventa un albero della vita.
In un tempo in cui la tecnologia viene vista a volte come una minaccia, è confortante ricordarsi di quali meraviglie possiamo fare: alla Triennale ce n’è una addirittura romantica, la tecnica di ingegneria genetica per far rivivere piante perdute da millenni e recuperare l’odore di fiori scomparsi.
E’ una mostra preziosa, Broken Nature, non solo per i progetti in sé (ce ne sono tanti altri in giro) ma per la tensione che li unisce: una voglia ostinata di non arrendersi al pessimismo dilagante, al cinismo da piano bar, al non possiamo fare nulla per meritarci un futuro migliore.
E invece Broken Nature, nel suo tentativo di ricomporre il rapporto interrotto con la natura, ci aiuta a ricomporre una frattura ancora più importante, che poi è la causa del resto: quella con il futuro. La capacità perduta, come ha detto il presidente Mattarella, di ragionare in termini di decenni. Di scrivere il futuro. Il messaggio con cui si torna a casa è una chiamata alle armi: quel che sarà dipende anche da noi, ogni giorno, in ogni gesto.