Questa è la storia di un braccialetto. Un braccialetto buono. Un braccialetto che salva la vita. Si chiama Embrace, abbraccio. È elegante, come sanno esserlo solo i migliori prodotti del design italiano. E come le etichette sui prodotti Apple recitano che sono realizzati in Cina ma sono stati orgogliosamente progettati in California, Embrace è realizzato negli Stati Uniti, a Boston, ma è stato progettato in Italia, a Milano.
Questa è la storia di un braccialetto salvavita che ha appena ricevuto il permesso per essere venduto negli ospedali americani, dopo che nell’aprile scorso era stato autorizzato in Europa. Questa è la storia di un ragazzo geniale e testardo, la storia di Matteo Lai. Ha 35 anni ormai e io lo chiamo ragazzo solo perché mi ricordo quando mi venne a trovare la prima volta a Milano, sei anni fa, ci incontrammo in un bar, lui mi mise al polso uno strano orologio che, diceva, serviva a monitorare le emozioni. Non funzionava granché, ma Matteo era entusiasta e lui sì, aveva una testa che funzionava alla grande.
Con due compagni di studi del Politecnico di Milano, aveva fondato una startup, Empatica, per creare prodotti da indossare che servissero nella cura di malattie molto complesse, come l’epilessia.
Con il primo prototipo ha bussato a tante porte ma nessuno gli ha dato fiducia: “Mi dicevano, se è una idea così geniale, perché non ci sta provando nessun altro?”, mi dirà alla fine di un lungo tunnel in cui tante volte è stato sul punto di fallire. Neanche la carta Silicon Valley si rivelerà vincente: me lo ricordo un giorno del 2013 all’aeroporto di San Francisco, aveva le stampelle, per un piccolo infortunio, e un sorriso triste ma tenace. Nel 2014 la svolta: al MIT MediaLab, uno dei templi dell’innovazione, la scienziata Rosalynd Piccard, inventrice dell’affective computing, gli spalanca le porte.
E arrivano i primi due milioni di dollari di investimento. Il resto viene dal crowdfunding, una colletta in rete chiusa in poche ore; e da un vero round di investitori guidato da Invitalia Ventures, allora diretta da Salvo Mizzi. Il rudimentale orologio che avevo testato nel 2012 diventa così un braccialetto bellissimo, Matteo infatti è convinto che la cosa funziona solo se uno è orgoglioso di indossarlo e non se lo leva mai; parte un test su 135 pazienti, per 272 giorni, 6530 ore di dati vengono registrati. Embrace funziona! Lo comprano in Canada, Australia, Regno Unito e adesso negli Stati Uniti: il fatturato è 5 milioni, ma il conto più bello è sulle vite che Embrace potrà salvare. Ah sì, manca l’Italia.
Qui Matteo Lai racconta la sua storia in sei minuti al Next della Repubblica delle Idee nel 2014.