Credo che sia venuto il tempo, anzi siamo già in evidente ritardo, di occuparci seriamente di Bitcoin. Evitando semplificazioni, allarmismi un tanto al chilo, ma anche la facile euforia, come se investire in questa sorta di moneta digitale fosse diventato il modo per diventare ricchi in fretta perché di solito questo atteggiamento è il migliore per rovinarsi. È venuto il tempo di occuparsene seriamente perché Bitcoin è ovunque ormai, sulla prime pagine dei quotidiani e sui titoli dei telegiornali, sulle bacheche di Facebook e di Reddit e sui video di YouTube dove decine di tutorial ti spiegano che roba è. Bitcoin è ovunque perché sospinto da valutazioni ormai stellari: per 1 bitcoin siamo a circa 18 mila dollari: nel 2017 ha fatto un balzo prodigioso, ne valeva 700 all’inizio dell’anno. Nulla, nessun altro bene, titolo o moneta nel mondo ha avuto un anno simile.
Ma quello che impressiona è la curva complessiva, dall’inizio di questa storia, che possiamo datare 20 maggio 2010, giorno della prima transazione ufficiale, del primo acquisto, più correttamente, in bitcoin: a Jacksonville, in Florida, uno sviluppatore di origine ungherese postò in rete la richiesta: “C’è qualcuno disposto ad accettare 10 mila bitcoin in cambio di due pizze? Le vorrei con cipolle, peperoni, funghi e salsicce. Per favore niente cose strane tipo il pesce”. Ci vollero due giorni perché qualcuno accettasse l’offerta: fu uno studente, adolescente, a rispondere e in cambio di due pizze di un fast food consegnate a domicilio, incassò 10 mila bitcoin, quando il bitcoin valeva meno di un centesimo di dollaro. Teoricamente quel ragazzo oggi si ritrova in tasca 180 milioni di dollari (ma in realtà a sua volta vendette i 10000 bitcoin quando la valutazione raggiunse un dollaro per comprarsi un computer nuovo; ma il 22 maggio, giorno di consegna delle due pizze, è celebrato in rete ogni anno).
E sono storie così ad alimentare la leggenda di questa che è la più importante ma non certo la prima e tantomeno unica "Moneta di Internet", che molti chiamano criptovalute, perché dietro non c’è una banca centrale che la emette e ne garantisce il valore, ma solo una catena di transazioni crittografate e registrate online su un registro pubblico e inattaccabile immaginato ormai nove anni fa da un signore, Satoshi Nakamoto, che nessuno ha mai visto o intervistato e che forse neppure esiste, magari è uno psuedonimo collettivo, e che aveva in mente un mondo senza banche e che se oggi fosse vivo chissà che penserebbe del fatto che il bitcoin si inizia a scambiare sulle principali piazze finanziarie del mondo. Altro che senza banche. Certo, la cosa difficile da spiegare, e da capire, e da accettare è il fatto che i bitcoin siano “prodotti” da computer con grandi capacità di calcolo e che chiunque teoricamente può mettersi a produrre bitcoin come se fosse un minatore che cerca oro, e che se andate su Amazon e cercate bene trovate i vendita i personal computers per diventare “miners” di Bitcoin e per tre o quattro mila dollari ve ne portate a casa uno.
Insomma se questa storia vi sembra un film di fantascienza, sappiate che non lo è. E che anche Internet stessa all’inizio sembrava fantascienza e poi abbiamo visto come ha finito per cambiarci la vita. Anche perché sono nove anni che i cosiddetti esperti finanziari prevedono il collasso di Bitcoin certificando così, finora, solo la nostra impreparazione.