Forse anche con questa storia delle auto che si guidano da sole siamo stati troppo ottimisti. Non a pensare che arriveranno, perché arriveranno sulle nostre strade questo è certo. Ma sui tempi. Non domani diciamo, e nemmeno dopodomani. Il primo incidente mortale di un’auto senza pilota è una sorta di reality check, un’espressione che possiamo tradurre con “ritorno con i piedi per terra”. I fatti sono questi. Domenica notte una donna è stata investita da un’auto di Uber senza pilota. Sul sedile del passeggero c’era un uomo che non ha potuto farci nulla. E’ successo sulle strade di Tempe, in Arizona, uno dei tanti stati americani che ha aperto le braccia ai test di questa nuova tecnologia. Che peraltro stavano andando benissimo: le auto che si guidano da sole fanno molti meno incidenti di quelle guidate da noi esseri umani. E questo fatto resta, non è una statistica.
Ma poi muore una donna e inizi a capire che ancora non ci siamo. Perché pare che il problema derivi dal fatto che la vittima non stava attraversando sulle strisce pedonali; e il computer di bordo non lo aveva previsto. Certo, non si fa, si attraversa la strada sulle strisce. Anche i pedoni hanno degli obblighi. Ma pensate a cosa accadrebbe in tante città italiane se le auto senza pilota iniziassero a falciare i pedoni distratti. Sarebbe una strage. (Secondo la polizia di Tempe l'incidente forse sarebbe capitato anche con una guida umana: a parte che la guida autonoma dovrebbe ovviare ai limiti della guida umana, altrimenti che senso ha? a parte questo, il discorso che segue non cambia).
L’occasione è servita per ripassare il complesso di dotazioni tecnologiche che consentiranno alle automobili di girare indisturbate sulle nostre strade, senza neanche una persona al posto del passeggero (i test senza umani iniziano in California fra qualche settimana). Bene - secondo la ricostruzione del New York Times - un’auto senza pilota ha dei radar per misurare la distanza dagli oggetti; ha un lidar sul tetto che attraverso dei laser genera immagini a 360 gradi di quello che c’è attorno; ha diverse telecamere e un computer di bordo con un sistema di intelligenza artificiale.
Una meraviglia, che ha ancora bisogno di tempo però. Perché a dispetto delle comunicazioni euforiche dei mesi scorsi, ora si scopre che queste auto hanno ancora problemi nei tunnel, sui ponti, quando piove forte, di notte. E quando c’è tanto traffico. Perché c’è una cosa che i computer ancora proprio non riescono a decifrare: quel linguaggio fatto di gesti con cui dialogano automobilisti e pedoni e che consente di risolvere ogni giorno con una occhiata o il movimento di una mano infinite situazioni potenzialmente complicate.
Ok, ne riparliamo nel prossimo decennio direi.