Saranno i voti segreti con i quali si eleggeranno i presidenti di Camera e Senato a determinare i primi fatti concreti della XVIII legislatura. Solo dall'analisi dei voti reali si capirà infatti chi saranno i protagonisti dei prossimi mesi e soprattutto per capire quali saranno le forze in campo, dopo che le elezioni del 4 marzo hanno dato un risultato a dir poco confuso.
Se è vero che si comprende bene chi ha subito una batosta e chi ha guadagnato voti, è altrettanto vero che nessuno ha raggiunto una maggioranza autonoma. Per questo al Quirinale da due settimane si analizzano voti e peso parlamentare delle diverse forze, avendo ben chiaro che al di là della propaganda, un vincitore vero non c'è ed è proprio questo che renderà difficile comporre il quadro della situazione.
Per questo saranno cruciali alcuni passaggi. Innanzitutto le riunioni dei gruppi del Pd di Camera e Senato, per l'elezione dei due presidenti: da questi due voti sarà chiaro quali sono i nuovi equilibri di forza dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Quanti saranno i parlamentari su cui l'ex segretario potrà ancora contare e quanti saranno invece coloro che hanno preso le distanze e sono disponibili a un governo con il M5S o di scopo. Governo che però Sergio Mattarella ha voluto chiarire che non è nei suoi disegni: il presidente non ha schemi prestabiliti e non si metterà di traverso a nessun esecutivo ma si limiterà a registrare finché potrà quale sarà la maggioranza possibile.
Il secondo passaggio chiarificatore sarà quello dell'elezione dei presidenti delle Camere. E questo perché, grazie al voto segreto, si potrà verificare senza ombra di dubbio quali saranno le intese possibili e quali saranno le 'truppe' che ogni generale può schierare davvero. In passato più volte si è assistito, alla Camera, a candidature solidissime bocciate dai franchi tiratori. Chi supera invece queste forche caudine ha solitamente migliori possibilità di successo, anche se nulla è automatico, come ben sa il presidente uscente del Senato, Pietro Grasso, eletto grazie all'astensione del M5S che poi non si è tramutata in un sostegno al governo.
Quando saranno eletti i presidenti di palazzo Madama e Montecitorio, e anche quelli dei gruppi, il capo dello Stato potrà finalmente avviare le consultazioni, avendo qualche elemento concreto di analisi più di ora. Un altro elemento significativo sarà capire in che formazione andranno i partiti e gli schieramenti alle consultazioni. Se cioè si presenteranno come coalizioni o come singole forze. A quel punto il puzzle sulla strada della formazione del governo dovrà per forza cominciare a comporsi, anche se la strada potrebbe essere lunga, tortuosa e impegnare Mattarella in più di un giro di orizzonte.