L’accordo è fatto, M5s e Lega esultano per aver convinto il ministro dell’Economia Giovanni Tria ad accettare di varare una manovra in deficit, alzando l’asticella della spesa dal 1,6% al 2,4%. Ma il giorno dopo la notte di esultanza dei grillini davanti a Palazzo Chigi, della tradizionale conferenza stampa in cui premier e ministri illustrano i conti, numeri alla mano, ancora non c’è traccia. E soprattutto non c’è traccia del ministro Tria. Che, paradossalmente, è invece uno dei protagonisti delle prime pagine dei giornali.
Si racconta di una sua minaccia di dimissioni, poi rientrata grazie all’intervento di Sergio Mattarella. Ma di questa notizia non esistono conferme. Anzi, mentre nei giorni scorsi si vociferava di un aut aut dei partiti di maggioranza al ministro (che poteva suonare come ‘se non accetti il deficit ti sostituiamo con Paolo Savona’), già ieri sera e stamane sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini hanno assicurato: “Tria non è mai stato in discussione”. E alcune fonti di governo addirittura riferiscono che la parola dimissioni non sia mai stata pronunciata dal ministro dell’Economia.
Dov’è la verità? L’unico dato certo è che il ministro dell’Economia ha accettato di mettere la sua firma sotto un Documento di economia e finanza che si tradurrà in circa 13 miliardi di spesa in più del previsto, dopo aver assicurato per settimane di non voler sforare i conti contrattati con l’Europa. E dopo che nei palazzi che contano, fino a giovedì sera, si dava per certo che non si sarebbe superato il 1,9%. Se ha minacciato le dimissioni, sono quattro coloro che hanno le caratteristiche di convincerlo a restare al Mef: Di Maio, Salvini, Mattarella e Mario Draghi. E la motivazione con cui avrebbero potuto spingerlo a non lasciare non potrebbe che essere stata la necessità di rassicurare i mercati e l’Europa circa una correttezza e una credibilità di analisi dei conti. Insomma, Tria deve restare per evitare il peggio a cui, come vuole il detto, non c’è mai fine.
Ma ufficialmente nulla di tutto ciò viene confermato, nemmeno una telefonata delle tante di cui si favoleggia viene data per certa dai diretti interessati. E solo le prossime ore, i prossimi giorni e magari le parole dello stesso Tria potranno fare chiarezza, mentre si attendono le reazioni dei mercati e della Ue alla decisione del governo giallo-verde.