Si risolve un caso e ne nasce subito un altro. Nel campo del centrosinistra la creazione dell’alleanza che dovrebbe presentarsi alle urne avendo come baricentro il Pd sembra sempre di più una telenovela piena di suspence. Giovedì con un colpo di teatro la lista +Europa con Emma Bonino è stata salvata al fotofinish dall’arrivo di un cavaliere bianco inaspettato: l’ex dc Bruno Tabacci. L’esponente cattolico con il simbolo della forza politica di cui è presidente, Centro democratico, ha offerto asilo alla lista radicale salvandola dalla necessità di raccogliere le firme.
Ma come in un domino, o in una commedia degli equivoci, la decisione ha irritato un altro esponente del gruppo di Tabacci, Lorenzo Dellai, che ha diffidato il collega dal prestare il simbolo a +Europa. Del resto lo stesso Dellai ha qualche problema: il suo sostegno alla lista di centro di Beatrice Lorenzin, Civica popolare, avrebbe dovuto portare in dote il simbolo della Margherita, di cui Dellai era stato ideatore in Trentino nel ’98.
Ma Francesco Rutelli si è opposto all’uso di quel simbolo. Così come i ‘titolari’ del simbolo dell’Ulivo si erano opposti al suo utilizzo, accanto ad altri, nel logo della Lista Insieme, che unisce verdi, ex prodiani e socialisti.
Insomma, un guazzabuglio di simboli e nuovi nomi, di liti e di riappacificazioni, che sul fronte delle scelte grafiche potrebbe risolversi lunedì prossimo, quando anche Beatrice Lorenzin presenterà il suo nuovissimo simbolo. Ma che lascia trapelare il nervosismo nella formazione del campo di centrosinistra intorno al Pd.
Tabacci, Della Vedova e Bonino, infatti, dopo aver risolto il problema della raccolta delle firme, hanno lasciato in sospeso la loro decisione politica: solo il 12 gennaio scioglieranno la riserva e annunceranno se si presenteranno alleati del Pd. Tabacci è stato a lungo accanto a Giuliano Pisapia durante il tentativo di dar vita a un nuovo Ulivo. E a metà dicembre ha rifiutato di entrare nella Lista Insieme: voleva che fosse ufficialmente chiesto a Renzi di fare un passo di lato a favore di Paolo Gentiloni per la futura guida di palazzo Chigi.
Insomma, mentre il centrodestra discute, sia di alleanze che di programmi, il centrosinistra non è da meno. E il Pd, da cui pure giungono quotidiani appelli all’unità indirizzati alle tre liste +Europa, Insieme e Civici popolari, non sembra ancora impegnato sui tavoli delle trattative.
Il tempo però stringe, il 20 gennaio si devono presentare gli apparentamenti, cioè le alleanze, e a fine mese tutte le candidature. Entro quella data tutto dovrà essere chiaro, perché successo o insuccesso dipenderanno anche da simboli e nomi che gli italiani troveranno sulle schede in cabina elettorale.