“La situazione si è avvitata". Chi frequenta il Quirinale è abituato a non riferire cosa pensa Sergio Mattarella, ma parlando con alcuni degli habitué, il giudizio sulla situazione politica è unanime: le fibrillazioni della maggioranza sono costanti e su quasi tutti i principali dossier. Dall'economia alla politica estera, non c'è campo in cui le posizioni di M5s e Lega siano simili. Questo genera preoccupazione in tutti i vertici istituzionali, soprattutto in vista di un anno che si preannuncia difficile per l'economia italiana.
La domanda che risuona, in parole povere, è: chi farà la difficile e pesante manovra 2019 e come? Al Colle sanno che molte delle fibrillazioni sono dovute alla campagna elettorale per le elezioni euopee e sperano che passato il voto tutto rientri nella normalità, ma vedono in forte tensione soprattutto quel Matteo Salvini che, a dispetto delle apparenze, finora è spesso apparso come il baricentro dialogante della coalizione.
Le tensioni si sono moltiplicate anche nell'ultimo weekend, dalla Tav al caso Diciotti, i toni di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini sono stati simili a quelli di due comandanti che stanno per scendere in battaglia. A ogni rullare di tamburi segue sempre la rassicurazione dei due leader di non voler far cadere il governo, e molto probabilmente, la loro intenzione è davvero quella. Ma il continuo movimento sismico ha messo in agitazione i palazzi che contano. E questo ha dato il via a un riflesso condizionato inevitabile e inossidabile: la nascita degli scenari politici. Una febbre che sale sempre quando il governo comincia ad affrontare i primi veri ostacoli dopo la tradizionale luna di miele dei primi mesi.
Nel Transatlantico di Montecitorio in questi giorni si possono dunque raccogliere ipotesi e previsioni di tutti i tipi. Si vada chi scommette sulla durata dell'esecutivo gialloverde per altri quattro anni, a chi ne preconizza la rapida fine subito dopo le elezioni europee di fine maggio. Qualcuno vede addirittura nell'attenzione di Giuseppe Conte per le sue zone di origine, in Puglia, la volontà di curarsi un futuro collegio elettorale, mentre c'è chi è sicuro di aver notato una sua opera diplomatica in Parlamento per crearsi un drappello di deputati e senatori fedeli, per ogni evenienza.
E qualcun altro, nelle diverse e nervose aree del Pd che si preparano alle primarie, si spinge ad avere tra i suoi sogni addirittura un futuribile governo di responsabili guidato da Conte in versione ‘tecnico’. Insomma, la maionese è impazzita. Di certo c'è solo che se davvero le elezioni europee dessero un risultato tale da far entrare in crisi il governo, e non è cosa così ovvia, alcune strade sono già segnate. O si risolve tutto con un rimpasto che riequilibra i rapporti di forza in base ai risultati elettorali, o una delle forze di maggioranza chiede di andare a elezioni anticipate. In quel caso il Capo dello Stato dovrebbe avviare le consultazioni per capire se c'è una maggioranza per proseguire la legislatura. E a quel punto gli scenari, diventerebbero davvero ben più d'uno.