Conclusa l''operazione Camere', lo sguardo dei leader politici si rivolge al Colle, da dove passerà la soluzione del complicato rebus per la formazione del nuovo governo. Prima ovviamente devono essere eletti i capigruppo delle diverse forze parlamentari sia alla Camera che al Senato, e questo avverrà oggi, poi giovedì è in programma il completamento degli uffici di presidenza dei due rami del Parlamento. Solo dopo Pasqua, presumibilmente martedì 3, cominceranno le consultazioni da parte del Capo dello Stato, il cui calendario potrebbe essere diffuso già entro il fine settimana. Prima il presidente emerito Giorgio Napolitano e i due presidenti Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. Poi la sfilata dei gruppi e dei partiti.
Salvini è "a disposizione" ma non smania per Palazzo Chigi
Alcuni hanno già fatto capire cosa intendono proporre al Quirinale, ma si sa che il primo giro potrebbe risolversi sostanzialmente in una prima disposizione delle pedine sul campo e che solo dopo partirà la trattativa più serrata. Matteo Salvini ha annunciato: "Io andrò dal presidente della Repubblica con i nostri dieci punti più importanti". Poi ha aggiunto una postilla: "Chi mi dà una mano a cancellare la legge Fornero? Su la mano in aula ... C'è una maggioranza". Ma lui, ha tenuto a precisare, non smania per diventare premier, si mette "a disposizione". Per Silvio Berlusconi è Salvini che ha il diritto e il dovere a fare un passo avanti, quantomeno per il primo tentativo: il leader del Carroccio, ha spiegato il Cavaliere, "ha il diritto e il dovere di provare a formare un governo". "Non smanio - ha minimizzato però il leader della Lega - non è 'o io o morte...'".
Lo scoglio delle alleanze
Più sfumato il discorso di Luigi Di Maio, che domenica ha risposto così a chi gli chiedeva se fosse disposto a fare un passo indietro a favore di un premier tecnico: "Il 4 marzo oltre 11 milioni di italiani hanno indicato chiaramente una forza politica e un candidato premier e credo sia arrivato il momento che le altre forze politiche ascoltino il segnale arrivato dalle urne". È ovvio quindi che il primo scoglio da superare, insieme al programma, sarà quello delle alleanze e del premier. Il leader leghista non nasconde di sperare in un accordo con il M5s ma "si parte dal programma".
Di certo c'è che, a fronte di due gruppi che chiedono entrambi di avere la responsabilità di governare, nessuno dei due prevarrà se non ha i numeri. E proprio a questo serviranno le consultazioni.
Mattarella vuole una maggioranza chiara
Senza alcuno schema prestabilito, al Quirinale il primo segnale che si attende è la comunicazione da parte delle forze politiche di quale sarà il format con cui il centrodestra si presenterà allo studio alla Vetrata: se cioè si presenteranno in delegazione unica o se sfileranno le diverse forze separate. Poi verranno espressi i desiderata e le disponibilità di ogni partito e infine si tireranno le prime somme, sapendo che non si può ipotizzare la nascita di un governo che non abbia numeri ragionevolmente solidi, perché la situazione del Paese non permette di certo salti nel buio.
Anche per dare tempo a tutti di salire al Colle con le idee chiare si è preferito dare qualche ora in più e non affrettare l'inizio delle consultazioni, sapendo che il processo di formazione di una maggioranza potrebbe richiedere più di un passaggio, ma avendo ben presente che non si può andare alle calende greche. Il Paese deve essere governato, anche se l'esecutivo Gentiloni resta in sella, e gli impegni internazionali a cui il Paese va incontro non aspettano e travalicano le date istituzionalmente fissate, come dimostrano gli ultimi sviluppi dei rapporti con la Russia.