Senza fretta, con convinzione, partendo dalle cose concrete, ma sapendo che se si fallisce vince la destra. Romano Prodi riceve Piero Fassino vicino a casa sua a Bologna e lo incoraggia sulla strada della costruzione di una alleanza di centrosinistra, sapendo che si tratta dell’ultima chiamata prima del baratro.
Dopo mesi di freddo con il Pd, che gli avevano fatto dire di aver spostato la sua tenda lontano dal partito, giovedì mattina di buon’ora il Professore ha accolto l’ex segretario dei Ds, carattere aspro ma infaticabile, per una chiacchierata. Come si dovrebbe fare con i padri nobili: chiedendo consigli e magari un aiuto.
L’ex premier consigli non ne ha lesinati, il suo cruccio per la fine di una unità del centrosinistra era reale e lo aveva fatto parlare di “suicidio politico”. L'apertura di Matteo Renzi alla direzione del 13 novembre, anche se forzata dalla legge elettorale più che da una scelta di strategia di lungo periodo, gli è piaciuta. Dopo la chiacchierata, Fassino si è detto incoraggiato ad andare avanti. La strada, lo sa lui per primo, non è in salita: la missione è al limite dell’impossibile.
Ma i sondaggi che sono giunti anche stamane al Nazareno, sede del Pd, sono da far tremare le vene dei polsi: i dem sarebbero al 23,8%. Certo, si tratta solo di uno dei tanti sondaggi, ma il rischio di restare del tutto fuori dai giochi è alto, così come la possibilità che il centrodestra vinca da solo e non abbia bisogno di nessun aiuto dal Pd.
Da Mdp per ora c’è molta freddezza. Innanzitutto il timore è che Fassino tessa la tela e Matteo Renzi in una notte la disfi; poi c’è il calcolo spiegato da Pierluigi Bersani per cui molti elettori non voterebbero Mdp se si alleasse con il Pd; infine si cerca comunque di spostare un chiarimento definitivo a dopo il 2 dicembre, data in cui nascerà la nuova forza di sinistra con Si e Possibile. Per questo finora si era temporeggiato nell’accettare l’incontro con Fassino derubricandolo a un primo passaggio e delegando o i capigruppo o Guglielmo Epifani.
L’ex segretario Ds, un po’ su suggerimento di Prodi, un po’ perché ha capito l’aria e non vuole restare con il cerino in mano, ha spiegato che quello di questi giorni sarà solo il primo giro di colloqui, cui ne seguirà un secondo per approfondire i contenuti. L'obiettivo è sfidare i possibili alleati partendo da un documento sul Jobs Act. I tempi sarebbero perfetti per le richieste di Mdp, ma se si scende nei temi concreti di programma il rischio di far saltare tutto il castello è alto.
“I limiti sono stati stabiliti dalla riunione della direzione in cui si è detto che non vogliamo abiurare rispetto alle politiche di questi anni, solo correggere qualcosa” fanno presente dal Pd. “Noi abbiamo chiesto discontinuità totale” ricordano da Mdp. Servirà tutta la proverbiale tenacia di Fassino per scrivere un finale diverso da quello di divisione che tutti avevano già immaginato.