Il 13 novembre ci sarà un nuovo incontro tra governo e sindacati per definire la partita sulle pensioni. Ma il governo, riferiscono anche fonti parlamentari, è ottimista sul raggiungimento di un accordo. Il perimetro degli esentati dalle norme che prevedono l'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita, con l'innalzamento della soglia a partire da 67 anni nel 2019, resta quello dell'Ape sociale.
Nell'esecutivo si sta lavorando per allargare la platea dei beneficiari ma l'obiettivo resta quello di arrivare ad un'intesa, anche dopo l'allarme arrivato oggi da Banca d'Italia e della Corte dei conti sulla necessità di non fare passi indietro sulle riforme. Il 'dossier' comunque resta aperto. Sono inoltre in corso trattative sotto traccia sulla legge di stabilità.
Il Pd resta alla finestra, con la convinzione che il dl fiscale sia difficile da modificare, ma sulla manovra si potrebbero aprire spazi. Sia per prolungare di un anno il bonus bebè, così come chiesto da Ap, sia per fare dei correttivi ai superticket, richiesta proveniente dalla sinistra.
Dopo il passaggio della legge di bilancio al Senato si capirà se ci sono altri spazi per gli altri provvedimenti in agenda. Sulla riforma dei vitalizi è Renzi ad insistere: nella direzione dem convocata per la prossima settimana sarà proprio l'ex premier a chiedere di approvare il ddl Richetti senza correzioni. Ma al Senato su questo punto ci sono resistenze proprio nel gruppo Pd. Altri provvedimenti che potrebbero arrivare in porto sono lo ius soli, anche se i numeri sono sempre più ballerini visto l'atteggiamento di Ap, e il biotestamento, il cui percorso è ancora più complicato. Ma il countdown per la data delle elezioni in realtà è già partito e la preoccupazione di deputati e senatori è legata ad una ricandidatura o meno in Parlamento. È in corso una istruttoria per disegnare i collegi ma il mese più probabile in cui si andrà al voto resta quello di marzo. Il Quirinale oggi ha smentito eventuali accordi per prolungare la legislatura a maggio: dovranno essere i partiti della maggioranza a dare indicazioni a riguardo. Intanto dopo il ko in Sicilia si è aperta una discussione nel Pd sulla data delle urne.
Una parte dei parlamentari dem spinge per allungare i tempi ma è lo stesso Renzi, spiegano i fedelissimi del segretario, a non ritenere necessario andare oltre l'inizio della primavera mentre il governo si tira fuori da qualsiasi 'querelle'. L'obiettivo dell'esecutivo resta quello di garantire una fine legislatura ordinata e non necessariamente per approvare ius soli e altre leggi occorre avere altri margini di spazio. Forze politiche quindi proiettate verso le elezioni. E c'è chi tra i dem e fuori dal Pd continua ad evocare il nome di Gentiloni quale possibile candidato premier. Tuttavia tra i parlamentari più vicini al presidente del Consiglio si ribadisce che il Capo dell'esecutivo non si schiererà mai come 'anti-Renzì. "Gentiloni resta una risorsa, altra cosa se dovesse essere chiamato in causa con un accordo con il segretario", sottolineano le stesse fonti parlamentari. Tra i renziani viene però confermata la linea: il candidato premier si sceglierà dopo le elezioni.