"Un'operazione condotta per farci male". La linea dei renziani è quella di evitare le polemiche, non trascinare la seconda carica dello Stato in uno scontro tra i partiti. Ma per i fedelissimi del segretario dem la decisione di Grasso di lasciare il gruppo e di iscriversi al misto è un altro dei tasselli di una manovra che punta a delegittimare l'ex premier dopo il voto siciliano. L'unica ad usare parole forti è Patrizia Prestipino, responsabile per il partito per le politiche animali: "Un film già visto. Come Prendi i soldi e scappa". Gli altri esponenti del partito mantengono un profilo basso. Lo stesso Renzi rilascia commenti pacati: "Pieno rispetto per la decisione del presidente del Senato, proprio - sottolinea - per il rispetto che si deve alla sua figura istituzionale".
Il disagio dei democratici
Anche nella riunione del Consiglio dei ministri si è discusso, viene riferito, del 'caso Grasso'. Del danno d'immagine in quanto si tratta "di una figura istituzionale ma anche di un rappresentante politico che ha sempre combattuto la mafia e la corruzione". E se i renziani ribadiscono che l'uscita di Grasso fosse da mettere in conto, le altre anime del partito non intendono sottovalutare la portata delle conseguenze dello strappo. Da Orlando ("giusto interrogarsi sulle ragioni di questa scelta") a Cuperlo ("La perdita di Grasso è una sconfitta per il Pd"), da Veltroni ("Il Partito democratico è stato ideato e costruito per persone come lui. Speriamo di ritrovarci uniti") a Emiliano ("Le dimissioni di Grasso dal gruppo Pd sono un colpo durissimo per me") nessuno nasconde il disagio per quanto accaduto ieri.
"La scelta di Grasso può portare altri a strappare"
Il timore che si arrivi a nuovi addii al Senato non c'è, ma è proprio in Mdp che si avverte come "la scelta di Grasso può portare altri a strappare". Non ora, ma dopo il 5 novembre. E si invita a guardare chi non ha votato la legge elettorale a palazzo Madama. La minoranza dem invoca un cambio di rotta, è pronta a chiedere - riferisce uno degli esponenti dell'area orlandiana - al segretario di dare l'avvio ad una vera gestione unitaria. "Altrimenti Renzi rischia una vera e propria scissione", è l'avvertimento di un altro malpancista nel Pd.
I fuoriusciti dal Nazareno in realtà già lanciano avvertimenti: "Siamo fuori tempo massimo, se c'è qualcuno che cercherà di venire da noi troverà chiuso". Speranza invita a non tirare in ballo la seconda carica dello Stato in progetti politici ma tutti in Mdp danno per certo che le strade di Bersani e Grasso possano convergere più avanti. Per il momento però la seconda carica dello Stato rinvia ogni mossa futura. Per ora mette a verbale solo i motivi del suo strappo: "Ho ritenuto di lasciare questo Pd perché non mi riconosco più nè nel merito nè nel metodo. Veder passare una legge elettorale, che è stata redatta in un'altra Camera, senza poter nemmeno discutere o cambiare una virgola penso che sia una sorta di sofferenza, di violenza che ho sentito di rappresentare con il mio gesto". "Allora - spiegano un esponente del gruppo dem al Senato - doveva andare da Mattarella e non dimettersi dal Pd". Lo stesso Grasso, insieme a Orlando e ad altri esponenti della minoranza dem, saranno invitati all'assemblea di Campo progressista in programma l'11 novembre.