E se davvero tutti i tentativi di fare un governo fallissero e si dovesse tornare a votare? Magari non sotto l'ombrellone di luglio, forse in un più fresco ottobre, ma pur sempre a pochi mesi dal voto di marzo. L'ipotesi comincia a sembrare meno improbabile ogni giorno che passa. A ogni consultazione, a ogni esplorazione, a ogni dichiarazione, lo spettro del ritorno alle urne si fa sempre meno evanescente.
Sergio Mattarella lo considera una sciagura, per questo ha cercato in tutti i modi di favorire un confronto tra i partiti, anche lasciando tempo. Molto tempo. Sono infatti trascorsi quasi due mesi dalle elezioni ma ancora non si vede lume.
C'è in corso il tentativo di far nascere una maggioranza dalle ceneri di uno scontro quinquennale tra M5s e Pd, ma non tutti sono fiduciosi. E ormai la parola elezioni è tornata prepotentemente di moda. Lo ha detto Luigi Di Maio, spiegando che il dialogo con i dem è l'ultima speranza. Lo dice da settimane Matteo Salvini. Lo indica come rischio Maurizio Martina. E mercoledì anche Silvio Berlusconi ha detto di averle ormai messe nel conto, pur non augurandosele.
Qualcuno è ancora convinto che se si provasse a dar vita a un governo di minoranza, del centrodestra o di responsabilità, alla fine i voti in Parlamento si troverebbero. Altri assicurano che in realtà il filo diretto Salvini-Di Maio non è spezzato e un accordo Lega-M5s potrebbe tornare alla ribalta una volta chiuso il 'forno' con il Pd. Ma il capo dello Stato si è convinto che se anche il tentativo di Fico fallisse, le elezioni anticipate sarebbero il risultato quasi inevitabile. Se sia solo una minaccia ai partiti, una estrema moral suasion, o se sia una analisi fredda e oggettiva dello stallo, lo si capirà tra qualche giorno.
Di certo c'è che molti già fanno i conti con il possibile voto a ottobre. Che forse però non converrebbe a molti. Di certo non converrebbe al Paese: i mercati finanziari hanno dato una tregua all'Italia ma ci metterebbero un secondo a speculare, si rischia un contraccolpo sui conti pubblici, senza peraltro la certezza che il nuovo risultato porterebbe a un governo in tempi rapidi.
Perché i sondaggi sono chiari in queste settimane. Il M5s se non cala sale di pochissimo, la Lega sale ma il centrodestra resta intorno al 38%. Il Pd resiste ma con qualche decimale in meno.
E allora a chi converrebbe rivotare? Alcuni credono che Matteo Renzi potrebbe approfittarne per mollare il Pd e dar vita a una formazione macroniana, e spiegano così il no secco all'accordo con Di Maio, ma su questa possibilità le smentite fioccano. Salvini potrebbe tentare di portare fino in fondo la cannibalizzazione di Forza Italia e il M5s tenterebbe l'assalto finale al Pd.
Resta da capire cosa ne penserebbero veramente gli elettori di una politica che dopo mesi di campagna elettorale, e poi di trattative, non riesce a mettere da parte le divisioni per dare un governo al Paese. E questa incognita è quella che peserà di più e che fa pensare al Quirinale che vale la pena di lasciare qualche giorno in più per non far fallire l'ennesima ricerca di una maggioranza.