Giorni, non settimane. Sergio Mattarella ha deciso di concedere tempo a M5s e Lega per completare l'accordo per far nascere il governo. È disponibile ad attendere alcuni giorni, basta che non diventino settimane e che la trattativa sia seria e non una inutile perdita di tempo. Seppur da lontano ha osservato oggi il susseguirsi di notizie, non sempre positive, sul confronto in corso e si è preparato a una attesa silenziosa. E certo non gli è sfuggita nemmeno la preoccupazione della Ue, espressa da ben due commissari e un vicepresidente della Commissione, sul prossimo possibile governo, né le reazioni sdegnate di Lega e M5s, ma anche di Fi e Pd. Un coro unanime di protesta e disappunto per parole che hanno avuto l'effetto di benzina sul fuoco in un momento delicato della politica italiana ma su cui dal Quirinale non trapela ovviamente nessun commento. Quel che doveva dire sull'Europa, il Capo dello Stato lo ha detto dal giorno del suo insediamento a giovedì scorso: la Ue è il nostro orizzonte, ma deve mostrarsi più solidale.
Intanto il giorno dopo l'ennesima richiesta di tempo da parte delle forze politiche, passata la sorpresa, che alcuni hanno dipinto come irritazione, per la brusca frenata di ieri, il Capo dello Stato si è dedicato alla ordinaria attività della presidenza, senza perdere di vista le notizie che giungevano dai palazzi della politica. Ieri mattina ha visitato l'ospedale Gaslini e l'Iit di Genova, poi nel pomeriggio è rientrato a Roma per riprendere gli impegni già in agenda. Il Capo dello Stato è dunque disponibile ad aspettare un segnale da M5s e Lega, attendendo anche le consultazioni annunciate dai due partiti, on line e nei gazebo. Molti osservatori hanno sottolineato l'irritualità di tali consultazioni, ma è anche vero che ogni partito sceglie le modalità di decisione in base al proprio statuto o alle proprie attitudini: Mattarella ha lasciato una settimana di tempo a M5s e Pd (che aveva convocato la riunione della direzione per dare o meno il via libera all'ipotesi di accordo con i grillini) e di fatto con i giorni in più accordati ieri concederebbe lo stesso tempo alla maggioranza giallo-verde.
Per votare a luglio non c'è più tempo
L'importante è che si decida in modo definitivo, superando scogli programmatici e il rebus del premier. Con una secca nota, il Quirinale ha smentito le parole di Giulio Sapelli secondo il quale il veto su di lui sarebbe partito da Bruxelles e veicolato dal Colle. "Mattarella, non ha posto alcun veto o diniego sul professor Sapelli per la semplice circostanza che nessuno, né prima né durante le consultazioni, gli ha mai proposto, direttamente o indirettamente, il suo nome" ha fatto sapere l'ufficio stampa, smentendo così in un colpo solo anche tutte le voci di giudizi preventivi del Presidente su questo o quel candidato.
Se poi l'accordo tra M5s e Lega non partisse, è ovvio che l'approdo della crisi sarebbero le elezioni, non più a luglio, dato che l'ultima finestra si è di fatto chiusa, ma in autunno. Per giungere alle elezioni il Capo dello Stato metterebbe in campo quel governo neutro annunciato la scorsa settimana e poi rimesso nel cassetto alla notizia del possibile accordo giallo-verde. Un esecutivo che potrebbe durare fino a dicembre se ottenesse la fiducia o fino alle elezioni se invece venisse bocciato dalle Camere. Ma queste per ora sono solo ipotesi, anche se il Pd le ha volute rilanciare, e al Quirinale si attende la telefonata con la quale Salvini e Di Maio faranno sapere se l'intesa tra loro è stata raggiunta o no.