Nessun ostacolo alla nascita del governo M5s-Lega, se serve più tempo lo avranno, l'importante è far partire la legislatura. Sergio Mattarella riceve i leader della maggioranza giallo-verde Luigi Di Maio e Matteo Salvini ma si capisce ben presto che il clima non è quello che prelude alla firma di un accordo con tanto di nome pronto per divenire il futuro premier del Paese. A dividere i due partiti di maggioranza c'è il programma, o almeno alcuni suoi punti, ma anche il nome del premier, su cui ancora non pare essersi trovato un accordo definitivo.
E, nel frattempo, sono passati 71 giorni
"Servono altri giorni per chiudere il contratto" ha detto Di Maio. "Servono ancora altre ore" ha concordato Matteo Salvini. E dal Quirinale è quindi trapelata la disponibilità a concedere ancora altro tempo, nonostante si sia giunti al 71' giorno dal voto. Ora dunque l'intesa raggiunta è che il Capo dello Stato si acconcia ad attendere e che i due leader faranno sapere al Presidente quando sono pronti. Nel frattempo i due partiti hanno annunciato per i prossimi giorni due consultazioni delle rispettive basi sul contratto programmatico di governo che sigleranno.
L'irritazione di Salvini
Al di là della scena, dunque, quel che si registra è una certa disponibilità del M5s a discutere a tutto campo, a fronte invece di una irritazione della Lega, resa plasticamente dalle parole di Salvini al termine delle consultazioni, secondo alcuni per il nome del premier proposto dai grillini, secondo altri per i richiami del Capo dello Stato sui perimetri programmatici e istituzionali del governo. Una lettura, quest'ultima, che non trova però riscontro. Anzi, Mattarella, lasciano trapelare dal Colle, non intende impedire la nascita di un governo politico che avvii finalmente la legislatura. Anche perché quello tra M5s e Lega è l'unico tavolo che si e' aperto dopo dieci settimane di tentativi andati male. Il Presidente ha sondato, anche attraverso i due mandati esplorativi, tutte le possibili maggioranze, da centrodestra-M5s a M5s-Pd. Ma tutte si sono rivelate impossibili da sostenere e ai tempi supplementari è nato quest'ultimo tentativo che il Capo dello Stato non intende frustrare, anche a costo di concedere altro preziosissimo tempo.
Lo spettro delle urne
Del resto l'unica alternativa, dopo la pioggia di critiche giunte all'ipotesi di un governo neutro e di servizio, sarebbero le elezioni, che Mattarella preferirebbe evitare e per due motivi: renderebbero arduo varare la manovra che sterilizza l'aumento dell'Iva e rischierebbero di far trovare di nuovo il Paese nello stallo. Dunque il Capo dello Stato evita di farsi trovare nell'angolo e concede tutto il tempo necessario ai partiti per mettere a punto il loro programma, non entrando nemmeno nel dettaglio dell'irrituale doppio sondaggio delle basi sul contratto. Il rischio che il tentativo fallisca c'è e la sorpresa per lo stop di oggi dopo il go di ieri sera è tanta. Ma non è il momento per formalizzarsi davanti a sgrammaticature, cambi di opinione e sfide alla pazienza.
Domani mattina il Presidente mattina sarà a Genova per una visita all'ospedale Gaslini programmata da tempo, mentre alla Camera ripartirà il tavolo tecnico M5s-Lega sul programma. Nei prossimi giorni proseguirà il confronto, poi le consultazioni nel fine settimana e, a questo punto molto probabilmente all'inizio della prossima settimana, la nuova telefonata al Colle, sperando sia l'ultima.