Nessun partito ha ottenuto la maggioranza sufficiente a governare da solo, servono dunque delle intese tra forze diverse. Gli stessi partiti hanno chiesto tempo perché queste intese non sono emerse e dunque servirà un secondo giro di consultazioni, la prossima settimana, dopo che ci saranno stati gli incontri annunciati sia da Matteo Salvini che da Luigi Di Maio, per verificare se si sono fatti passi avanti. Sergio Mattarella conclude la due-giorni di consultazioni spiegando ai cittadini alcune cose chiare, ma che in questi giorni di proclami e diatribe forse non sono state spiegate abbastanza bene.
I puntini sulle i
Insomma, il presidente della Repubblica mette i proverbiali puntini sulle ‘i’, Costituzione alla mano. Innanzitutto non è vero che ci sono dei vincitori alle elezioni del 4 marzo, due partiti hanno avuto un “ampio consenso” ma non sufficiente a dar vita, da soli, a una maggioranza che dia la fiducia al nuovo governo. Servono dunque trattative per giungere a degli accordi, nei quali ognuno faccia un piccolo passo indietro. Mattarella non chiede esplicitamente di smetterla con i veti reciproci, recuperando un po’ di sano realismo, ma il senso delle sue parole è quello.
Il Capo dello Stato ci tiene a precisare che sono stati alcuni partiti a chiedere dunque più tempo: non è una mia scelta perdere tempo, sembra voler dire, ma devo constatare che i processi politici per passare dal clima di una campagna elettorale rissosa a quello di un terreno di confronto non si possono comprimere in pochi giorni e qualche tweet.
Niente autoincoronazioni
Citando l’articolo 92 della Costituzione, poi, Mattarella ricorda che è il Capo dello Stato a nominare il presidente del Consiglio: non ci sono autoincoronazioni e serve una personalità in grado di coagulare almeno il 50% più uno dei parlamentari, sia alla Camera che al Senato. Perché serve la fiducia di deputati e senatori per far vivere il nuovo esecutivo. Ben vengano dunque i contatti e i colloqui che sia Salvini che Di Maio hanno annunciato di voler fare, ma le consultazioni, quelle vere, si fanno al Quirinale, non basta una autocertificazione.
Dunque il Presidente dà una settimana di tempo ai partiti per chiarirsi le idee, confrontarsi, cedere ognuno qualcosa e trovare un’intesa. Solo dopo questo passaggio li convocherà nuovamente per verificare di persona se ci sarà una maggioranza. Con calma, senza pensare già a elezioni anticipate che non avrebbero senso. Ma con l’obiettivo di dare risposte ai cittadini.