Sergio Mattarella ha fatto sapere ai partiti che cosa vuole da loro quando saliranno dopo il 23 marzo al Quirinale per le consultazioni: si tratta di un pacchetto di seggi pari al il 51% di parlamentari necessari a dar vita a una maggioranza e quindi a far nascere un governo.
Se nessuno, come sembra, supererà la soglia per avere la maggioranza autosufficiente per formare il governo, il capo dello Stato non ha nessuna intenzione di interpretare un ruolo da protagonista, creando nuove maggioranze, inventando presidenti del Consiglio o delineando nuovi governi. Con tutta la pazienza necessaria, visti i risultati elettorali, il capo dello Stato si appresta a far passare le due settimane abbondanti che ci separano dalla elezione dei presidenti delle due Camere e dalle consultazioni ma ha già fatto sapere qual è la sua impostazione.
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Dalle urne sono usciti tre protagonisti: centrodestra, M5S e PD. Se nessuno di loro avrà la maggioranza, dovrà trovarla attraverso la convergenza con uno degli altri due. Insomma, per capirci, Mattarella non si accontenterà di un governo di minoranza e prima di dare l'incarico al nuovo presidente del Consiglio vorrà contare sulla sua scrivania nello studio alla Vetrata i seggi necessari per far nascere un nuovo governo.
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Questa è la moral suasion che il Quirinale intende mettere in campo: lontano dall'interventismo di Giorgio Napolitano, Sergio Mattarella ha indicato dei paletti all'interno dei quali vuole che si muovano i partiti, confidando che questo basti a far nascere un dialogo ed auspicabilmente una alleanza. Due sono quindi presumibilmente le strade più praticabili: da una parte una coalizione di centrodestra che trovi i voti necessari a raggiungere la maggioranza direttamente in Parlamento e contattando singoli deputati; dall'altra parte un accordo tra M5S e un PD 'de-renzizzato'. Ma su questa ultima strada, che sembrava quella preferita da Luigi Di Maio, si è messo di traverso proprio Matteo Renzi. Solo così si possono leggere le dimissioni, da molti definite fake, che ha rassegnato poche ore dopo la chiusura delle urne.
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Il segretario del PD infatti ha annunciato che si dimetterà solo dopo che saranno stati eletti i presidenti delle Camere e sarà stato formato il nuovo governo; sarà quindi ancora lui a giocare in prima persona la partita per il Pd ed ha già fatto sapere che la sua volontà è di far restare il partito all'opposizione. L’altra opzione possibile è quella di un governo M5S-Lega, per ora escluso da Matteo Salvini e considerato il caso peggiore da molti osservatori e dalle cancellerie europee. Nelle prossime settimane capiremo se la moral suasion di Mattarella, molto meno drastica di quella di alcuni suoi predecessori, sarà altrettanto efficace.