Si addensano già i primi nuvoloni sulla legge di bilancio. Nell'aula di Palazzo Madama si dovrebbe cominciare a votare il 15 novembre ma è già tensione tra le forze politiche. Ap punta i piedi, "così è difficile votarla", afferma; e Mdp, ormai fuori dai vincoli di maggioranza, è pronta a rilanciare gli emendamenti già presentati al governo. Gli ex dem, in mancanza di aperture, sono orientati a votare contro. "Nessun atteggiamento pregiudiziale ma se resta così il nostro giudizio è negativo", dice D'Attorre. Soprattutto se, aggiunge la capogruppo Guerra, dovesse arrivare la rottamazione bis sulle cartelle fiscali. Ma Bersani, pur sostenendo che difficilmente il governo cambierà atteggiamento, ancora tende in qualche modo la mano.
L'esecutivo - spiegava oggi a più di un parlamentare alla Camera - mandi un segnale sulla precarietà, faccia una inversione di ragionamento. Gli ex dem hanno avanzato proposte sulla sanità, sulla scuola, sugli investimenti, ma il tema più sensibile resta il lavoro, perchè - argomentava l'ex segretario del Pd - hanno investito 23 miliardi sul jobs act e in Italia ora c'è il record della precarietà. La richiesta dunque resta quella di una discontinuità, di una correzione di rotta su questo punto. In attesa dell'incontro tra i sindacati e il governo sulle pensioni per capire se è vero che una delle ipotesi al vaglio sarebbe quella di rinviare alla prossima legislatura la norma sull'adeguamento dell'età pensionabile. Il premier Gentiloni potrebbe infatti avallare l'ipotesi di una pausa di riflessione venendo incontro anche ai 'desiderata' del Pd.
Una pausa di riflessione?
La richiesta di uno stop sulla questione è arrivata nei giorni scorsi anche dal vice segretario dem Martina. Mdp ha presentato un emendamento sulla manovra affinchè si arrivi allo slittamento a giugno del 2018 sull'aumento dell'età della pensione. Non è accettabile - sottolineava oggi Bersani ai suoi interlocutori - che si possa equiparare su questa materia un professore universitario e un carpentiere. Difficile comunque che il confronto tra Mdp e la maggioranza possa riaprirsi, anche se i capigruppo non hanno chiuso la porta. Il percorso - chiarisce Bersani con i suoi - è parlamentare, non c'è alcuna responsabilità di dover assicurare i numeri. Ma Bersani punta ancora al dialogo nel merito e lo stesso schema intende utilizzarlo nella partita con il Pd. Non è una questione tra Renzi, Bersani o D'Alema, la questione - è il suo ragionamento - è la sostanza.
Se pensano soltanto di rivendicare quanto fatto non vanno da nessuna parte, non è possibile andare al voto con ammucchiate senza intese sui programmi, è l'opinione dell'ex segretario dem che ai suoi ripete che con questa legge elettorale tecnicamente non sono possibili neanche le desistenze e rimanda per il dopo 5 novembre la palla al Pd sulle decisioni riguardanti la leadership.
Un disco rotto, così domenica Speranza ha definito Renzi che aveva aperto alla costruzione di un'alleanza ampia. A pochi giorni dalla conferenza programmatica dem dunque il clima non è cambiato. Ieri i bersaniani si sono ritrovati per parlare di campagna elettorale, questa mattina c'è stato un coordinamento di Mdp che ha certificato le prossime tappe: direzione nazionale il 7 novembre mentre l'assemblea programmatica è prevista per il 19 con la stesura di un manifesto comune e a distanza di una quindicina di giorni potrebbe tenersi - questo il cronoprogramma - l'assemblea comune con il movimento di Civati e Sinistra italiana, anche per aprire il campo alla leadership di Grasso.
Il nodo delle politiche per la famiglia
Già si sta studiando il simbolo: una delle ipotesi è quella di inserire la dicitura 'Italia progressista', ma le decisioni verranno prese insieme agli alleati della lista a sinistra. Mentre, invece, Campo progressista sta lavorando alla convention del 12 e si ipotizza che a guidare una lista possa essere la presidente della Camera Laura Boldrini. Ma l'attenzione è ora sulla manovra. È anche sulla legge di bilancio che si giocherà la campagna elettorale. Al momento i voti per approvarla ci sono anche se Alternativa popolare alza l'asticella: "A parole tutti difendono la famiglia e sono preoccupati per il calo della natalità. Nei fatti la famiglia la bistrattano e i pochi provvedimenti a suo favore li annullano", l'accusa di Lupi e Bianconi che non a caso ricordano come l'anno scorso con Renzi siano stati inseriti 600 milioni di euro per le famiglie, con il bonus per le neo mamme dopo il bonus bebè.
A rischio sono anche i voti dei cattodem che rilanceranno la necessità di varare misure ad hoc per le famiglie. "Avremo tutto il tempo di vedere le loro idee", dice il dem Tonini riferendosi ai centristi. Il premier Gentiloni dall'India sottolinea che "la dialettica parlamentare avrà il suo spazio" ma invita tutti alla responsabilità. A "tenere d'occhio l'interesse generale del Paese e confermare l'impostazione della legge di Bilancio che è quella di accompagnamento e facilitazione della ripresa in corso con risultati importanti, anche se non certo esaustivi". "Bisogna fare ulteriori passi e questa manovra ci aiuta in questa direzione", ha sottolineato il presidente del Consiglio per il quale "si tratta di una occasione che bisogna cogliere". "Non ci sono grandi sacrifici imposti a famiglie e imprese ma azioni positive per giovani, il pubblico impiego, l'innovazione, il lavoro".