Stanare il Movimento 5 stelle sui programmi, aprire un confronto sulle proposte, pensare agli interessi del Paese, evitare di apparire come il partito del No e dell'Aventino. Il pressing nei confronti di Renzi affinché dica sì al dialogo è sempre più forte nel Pd. I renziani ortodossi, in realtà, ritengono che sedersi al tavolo vorrebbe dire discutere già sul governo. Perché il convincimento è che i pentastellati potrebbero abbassare ogni pretesa, pur di portare i dem a trattare.
Per ora l'ex segretario del Pd ai fedelissimi ribadisce di essere contrario ad un accordo, sostiene che è impossibile trovare convergenze. Sulla stessa linea esponenti a lui vicini come Boschi. Ma l'ex premier - spiegherà le sue tesi domenica alla trasmissione di Fazio - in ogni caso valuta se ammorbidire le proprie posizioni e porre le proprie condizioni. La tentazione è quella di 'bruciare' Di Maio, far emergere che M5s sta bluffando ma resta la totale diffidenza sulle intenzioni dei grillini. Ci sono due precondizioni - sottolinea Rosato - nel confronto con i 5 Stelle: "la prima è quella che loro considerino chiuso il dialogo con la Lega e la seconda è che considerino la stagione delle riforme del Pd un elemento positivo per questo Paese".
Il tentativo in atto dei mediatori nel Pd, come Delrio e Guerini, è quello di evitare la conta interna alla direzione dem prevista per il 3 maggio. Sulla stessa linea il reggente Martina insiste: "Senza subalternità. Senza abiure. Senza pregiudizi. Ho grande rispetto per le opinioni di tutti su questo snodo, sono opinioni legittime di fronte a una scelta molto difficile. Prego tutti di discuterne e rifletterci avendo sempre a cuore l'unità del Pd e della nostra comunità. C'e' davvero bisogno di tutto il Pd". Il reggente dem intende rilanciare un segnale di forte unità. Confida si possa trovare un percorso unitario per aprire il confronto con i 5 Stelle lasciando la valutazione degli esiti ovviamente ad un altro passaggio finale di giudizio da parte della direzione stessa. Orfini però è categorico: "per me Salvini e Di Maio sono la stessa cosa, opposti della Sinistra".
In attesa di capire se il dialogo tra M5s e Pd si avvierà si guarda alle elezioni in Friuli di domenica. Il centrodestra scommette su una vittoria netta. Salvini, Meloni e Berlusconi si sono spesi per il candidato Fedriga: i leader del centrodestra negano che l'alleanza si possa rompere. Salvini continua a dire no ad un esecutivo con il Pd, il Cavaliere punta su un governo di minoranza senza escludere un governo del presidente. "Se le cose vanno come devono, io sarò presto al governo. Io non tradisco per un ministero. O c'è un governo di centrodestra o il voto in estate", la linea del segretario del partito di via Bellerio che oggi, al pari di Giorgia Meloni, rilancia l'ipotesi di un intervento per modificare la legge elettorale.