M5s ago della bilancia o, piuttosto, spartiacque della politica italiana. Mentre si analizza il voto in Sicilia e ci si prepara a una lunga campagna elettorale per arrivare al voto in primavera, l'elemento che salta agli occhi è che nel tripolarismo nato in questa legislatura il movimento di Grillo è la cartina di tornasole che divide l'intero panorama politico e gli schieramenti in modo trasversale. Loro, i grillini, continuano a fare dell'autosufficienza la loro cifra caratteristica: meglio da soli che male accompagnati sembrano pensare, e i sondaggi li premiano, facendone spesso il primo partito italiano.
Ma come si è visto in Sicilia questo non basta: una coalizione batte un partito solitario anche se quest'ultimo rappresenta un terzo dell'elettorato. E leggendo insieme voti reali sondaggi e testo del Rosatellum i partiti si sono divisi tra chi considera il Movimento 5 Stelle i barbari alle porte e chi invece li corteggia pensando che dopo le elezioni un'alleanza con loro potrebbe essere l'amaro calice da bere per andare a Palazzo Chigi. PD e Forza Italia si stanno dunque litigando il ruolo di 'argine' contro i grillini, definendoli populisti e inadatti a governare. In Sicilia Silvio Berlusconi ha strappato la bandiera di campione anti M5s a Matteo Renzi e ritiene che possa essere la carta sicura per recuperare il voto moderato e vincere le prossime elezioni.
Matteo Salvini però la pensa diversamente e ha già detto che dopo il voto, se servisse ad andare al governo del Paese, piuttosto che fare una telefonata a Renzi o ad Alfano, chiamerebbe Luigi Di Maio. Anche nel centrosinistra le linee divergono all'interno dello stesso campo: il PD di Matteo Renzi si è più volte definito l'argine contro il populismo e l'anti europeismo dei grillini. Mentre Mdp e Pierluigi Bersani hanno sempre scelto la strada di sfidare il Movimento 5 Stelle sui contenuti senza demonizzarlo. Ovviamente qualunque dialogo sarà impossibile prima del voto: ogni partito arriverà da solo o con i suoi alleati tradizionali all'appuntamento elettorale. Ma nel caso nessuno arrivasse ad avere la maggioranza per guidare il Paese, il 30% del Movimento 5 Stelle fa gola a molti e non tutti rifiuterebbero un fidanzamento d'interesse con loro.