La Leopolda per cercare di far risalire il Pd sulla proverbiale torre. Da qualche settimana, infatti, e in particolare da dopo le elezioni in Sicilia e a Ostia, la domanda nei salotti è quella che ha portato anche Eugenio Scalfari a una affermazione che ha suscitato scalpore: un elettore di centrosinistra in caso di stallo chi butterebbe dalla torre, Berlusconi o Di Maio? Il fondatore di Repubblica ha ammesso che in caso di eccezionale straordinarietà preferirebbe salvare lo storico nemico del suo giornale, il leader di Forza Italia. Ma ormai la domanda è diventata un gioco di società e rischia di relegare il Pd a una narrazione di partito sconfitto in partenza, quindi inutile da votare e quindi ancora più perdente alle prossime elezioni.
Per questo di prima mattina , dopo essere salito sul treno in direzione Leopolda, Matteo Renzi ha fatto diffondere un sondaggio commissionato a Swg, in cui la coalizione di centrosinistra con al centro i dem, anche senza Mdp, è al 32%, il centrodestra è al 33,9% e il M5s al 26,1%. Numeri alla mano, e considerando affidabili questi sondaggi, la narrazione che il Pd intende proporre è diversa da quella di queste settimane: il centrosinistra a trazione Pd potrebbe risalire sulla torre, perché sarebbe il vero avversario del centrodestra, mentre il M5s arriverebbe terzo e non fermerebbe il tridente Berlusconi-Salvini-Meloni.
La battaglia ormai, in queste elezioni, sembra essere di retroguardia, la proposta più ficcante che avanzano i partiti finora è quella di essere uno l'argine contro lo strapotere dell'altro. Ma è anche vero che la campagna elettorale è solo alle prime mosse, la corsa si deve ancora disputare e la posizione alla griglia di partenza è il primo tassello. E come in ogni corsa, essere in prima o seconda fila dà sempre maggiori chance di successo che essere in terza fila, si può sperare addirittura in un sorpasso.
Certo è che il sistema elettorale del Rosatellum, in uno schema tripolare, che presto diverrà quadripolare con la presentazione della lista di sinistra, non garantisce nessuno, nemmeno chi è in pole position. Per questo tutti guardano al dopo con poche certezze in tasca, nessuno si fida degli alleati e sia Pd che Fi si lasciano le mani libere per vedere cosa succederà quando le urne si apriranno.
Ed è anche per questo che Renzi ribadisce ogni giorno qual è il suo obiettivo: portare il Pd ad essere il gruppo più forte in Parlamento, cioè, in caso di mancata vittoria secca di una coalizione, il socio di maggioranza relativa di qualunque possibile governo futuro. Ed è sempre per questo che Renzi ha deciso di uscire da un altro angolo in cui il Pd era finito: quello di vittima delle fake news, dei video e delle foto virali ma falsi contro esponenti dem. L'ultimo esempio eclatante è stata una foto di Maria Elena Boschi e altri dirigenti Pd in prima fila a un funerale: un troll li descriveva come presenti al funerale di Riina, in realtà erano alle esequie di un ragazzo vittima di un pestaggio. “D'ora in poi reagiremo e denunceremo” attacca Renzi, che mette in guardia da una campagna elettorale, la prossima, che come è già successo in molti altri paesi occidentali, rischia di essere inquinata da falsi dossier e fake news. Da qui parte la la ottava edizione della Leopolda, che ancora una volta sarà l'occasione per recuperare energie alla vigilia di una sfida cruciale e a recuperare l'orgoglio ammaccato nei mesi precedenti. La prima linea di partenza, per il leader Pd, è il premio in palio di questo week end fiorentino.