Pietro Grasso sarà una sorpresa, forse anche per Grasso stesso. Il presidente del Senato parlerà domenica alla nascita del nuovo soggetto che riunirà Mdp, Sinistra italiana e Possibile, dopo aver lasciato il Pd, e da allora sarà il leader della nuova formazione. Ma nessuno sa cosa dirà. Lui ha cominciato a scrivere il discorso solo venerdì dopo aver presieduto il Senato che stava approvando la manovra economica per il 2018. A settembre aveva ricordato di essere sempre stato compresso in un ruolo super partes, prima come magistrato poi come presidente di palazzo Madama. “Vediamo se alla mia età potrò finalmente esprimermi” aveva detto.
Di certo il suo ruolo, che manterrà fino alla fine della legislatura, gli farà mantenere un profilo istituzionale. Per questo tutti si attendono da lui che parli più di ideali e di valori che di punti programmatici precisi. E pochi scommettono sul fatto che accetterà di scendere nel girone infernale dei battibecchi da talk show. Accanto a se’ ha chiamato personalità della società civile, dalla cultura al mondo accademico, i cui nomi saranno svelati domenica. Il suo mantra è "non voglio guidare una nuova cosa rossa", quindi chiamerà anche esponenti del mondo cattolico democratico e del riformismo.
Ma leggendo il discorso a cui si sente più legato, tenuto a Camogli a settembre, sulle “connessioni della politica”, si può capire qualcosa del Grasso uomo politico. E indovinare quale sarà il suo modo di interpretare il nuovo ruolo di leader politico.
Ecco cosa aveva detto. La politica è un bene comune, ma l’alta astensione degli ultimi anni rende necessaria una nuova connessione tra cittadini, istituzioni e politica.
La politica deve poi recuperare la sua connessione con il futuro con uno sguardo lungimirante, mentre troppo spesso è distratta da polemiche e misure di carattere emergenziale.
Per questo è necessario riannodare il rapporto con la società civile, con pazienza e passione.
La politica deve poi riconnettersi con la realtà, accompagnando i cittadini ma senza soffiare sulle paure, da quella dei migranti a quella di tutto quel che è nuovo. E deve evitare di ridurre la sua funzione alla presenza di un leader solo al comando che annuncia soluzioni nello spazio di un tweet. Ovviamente dunque Grasso è a favore dello ius soli, perché chi fa politica deve avere il coraggio di fare la cosa giusta, senza guardare sempre e solo ai sondaggi.
L’Italia deve rafforzare e non allentare la sua connessione con l’Europa, superandone i limiti e i difetti.
Un altro obiettivo è accogliere le innovazioni tecnologiche evitando che impoveriscano il mercato del lavoro togliendo dignità e aumentando esclusione, disuguaglianze, illegalità.
La politica deve essere aperta al rapporto con la scienza, la cultura, deve aiutare la ricerca, accogliere suggerimenti e consigli dagli esperti per prendere le giuste decisioni, dal tema dei cambiamenti climatici a quelle sui vaccini.
La parola giustizia per Grasso ha una declinazione più ampia di quanto non si possa dare per scontato: la politica deve recidere ogni connessione con la criminalità ma deve anche promuovere la giustizia sociale a cominciare dall’equità fiscale. Dunque no alla flat tax e sì al criterio di progressività dei contributi.
La politica deve restare legata alla speranza: no ai politici alla House of cards, sì a chi parla ancora di utopia e di valori per parlare anche ai giovani.