La strada è strettissima, le insidie sono dietro ogni curva, ma l'apertura di Luigi Di Maio a un governo con la Lega, a prezzo della premiership del M5s e sua personale, muove un po' le acque della vigilia del terzo e ultimo giro di consultazioni. Anche nei confronti di Silvio Berlusconi, verso cui resta un veto, i toni si sono ammorbiditi.
Nessuna possibilità è fuori tempo massimo
Sergio Mattarella ha ovviamente seguito gli ultimi sviluppi e attende che domani i leader scoprano le ultime carte. Se venisse una novità dopo due mesi di stallo, sarebbe la benvenuta: il Presidente non considera nessuna possibilità fuori tempo massimo e lascia fino all'ultimo aperta la porta alla nascita di un esecutivo frutto dell'accordo tra partiti. Certo, ora attende, come tutti, di vedere quale sarà l'esito del vertice del centrodestra di questa sera, per capire che accoglienza avrà la proposta di Di Maio. Matteo Salvini dirà di sì o la respingerà? Il Cavaliere accetterà il nuovo schema che lo vedrebbe in una posizione marginale? Il rischio di sbandate è altissimo, ma il Capo dello Stato attende di sentire le ultime posizioni dalla viva voce dei leader nei colloqui di domani nello studio alla Vetrata. Il primo a entrare sarà proprio Luigi Di Maio (sulle cui parole sul rischio democratico si preferisce evitare oggi ogni commento), che potrà commentare a caldo il risultato del vertice di centrodestra.
Mattarella pronto a rivolgersi agli italiani
In attesa di domani, tutto è sospeso, anche se non fermo, al Quirinale. Nessun passo viene avviato prima di vedere se l'ultima possibilità lasciata ai partiti eviterà di dover proseguire con l'ipotesi B, il governo del Presidente. Solo al termine delle consultazioni domani sera si capirà se ci sono ancora spiragli per un governo politico o se toccherà a Mattarella prendere in mano direttamente le redini della situazione. Per questo molto probabilmente attenderà comunque qualche ora prima di annunciare la sua decisione.
E, se lo stallo proseguisse, da martedì ogni momento sarebbe buono per rivolgersi agli italiani, ricordare come si è giunti all'impasse e spiegare perchè sarebbe a quel punto necessario un protagonismo della prima istituzione del Paese. Un protagonismo pesante, di cui il Presidente vorrebbe fare a meno anche perché il rischio di esporlo a un fallimento sarebbe alto. Ma la posta in gioco, evitare elezioni anticipate, giustificherebbe l'estrema decisione, che avrebbe anche il pregio di sollevare Paolo Gentiloni dallo scomodo ruolo di premier senza fiducia ancora per chissà quanti altri mesi.
Chi potrebbe guidare un governo del Presidente?
Nel caso di governo del Presidente, M5s e Lega hanno già annunciato il loro no, e sarebbe dunque ancora una volta strettissima la strada. Per cercare di favorire un sostegno parlamentare sufficiente a partire, Mattarella sta cercando di individuare personalità a cui sarebbe difficile non votare la fiducia: autorevoli, inattaccabili, super partes e popolari. Ma sui nomi trapelano solo le solite indiscrezioni, da Sabino Cassese a Lucrezia Reichlin, da Carlo Cottarelli a Marta Cartabia. Se tutto andasse a rotoli, non resterebbero che le elezioni. La data dell'autunno resta la più probabile, ma avrebbe una grande controindicazione: impattare sui tempi del varo della legge di bilancio; per questo, nonostante le difficoltà che vengono dall'attuazione della legge Tremaglia, non si esclude più il voto a fine giugno o primi di luglio. Ma il ricorso anticipato alle urne resta, tra le possibilità, quella che assume piu' di tutte la forma di un incubo per il Colle.