C’è chi ci spera, chi invece medita ancora di farlo saltare. E chi, come i renziani del Pd, lo vede come una possibilità di riscatto. Di fatto l’accordo tra centrodestra e M5S sulle presidenze di Montecitorio e palazzo Madama potrebbe essere l’anticamera di un governo di larghe intese Lega-Fi-M5S.
La strada è ancora lunga, ovviamente, la ferita inferta venerdì da Matteo Salvini con la rottura dell’asse con Forza Italia su Paolo Romani sanguina ancora. Ma il Cavaliere è un politico concreto, che guarda al nocciolo del problema: stare al governo o all’opposizione. E di solito non ha dubbi su quale sia la scelta.
Certo, agli azzurri non piace essere subalterni al Carroccio, ma in questa partita è stato chiaro che colui che dà le carte è Matteo Salvini. Che, incassato l’accordo su Roberto Fico ed Elisabetta Alberti Casellati, è stato chiaro: "Veloci, concreti e coerenti. Prossimo obiettivo, far nascere un governo che abbia un programma chiaro e rispettoso del voto: prima gli italiani!".
Anche il M5s non nasconde qual è il suo obiettivo: “Con le presidenze delle Camere è stato fatto il primo passo, dopodiché possiamo iniziare a trattare la questione governo e io sono convinto che possa andare bene pure questa partita” ha spiegato il capogruppo al Senato, Danilo Toninelli. I due leader che hanno trionfato alle elezioni non hanno dubbi: vogliono governare.
E persino la maggioranza del Pd, quella renziana, spera che questo sia l’esito delle consultazioni e delle trattative delle prossime settimane. “Magari…” ammette più di un esponente dem, “avremmo tempo per fare opposizione, sottolineare le loro contraddizioni e ricostruire il partito”.
Meno entusiasta Silvio Berlusconi. È vero che governare è meglio che stare in panchina, ma il Cavaliere sa che il suo ruolo sarebbe comunque quello di un comprimario, non più quello del mazziere. E non è un caso che all’elezione di Fico alla presidenza della Camera siano mancati parecchi voti e che i volti tra i parlamentari di Forza Italia fossero molto scuri.
Anche in M5s ci potrebbe essere qualche mal di pancia all’idea di dar vita a un governo con il centrodestra che comprende anche Berlusconi. Ma Salvini ha giocato in questa partita lo stesso ruolo che giocò proprio il Cavaliere nel 1994, mettendosi in mezzo a fare da ponte a Umberto Bossi e Gianfranco Fini, che non si parlavano.
Del resto la compattezza del centrodestra per lui è fondamentale per avere una massa d’urto (il 37%) per andare a trattare con Di Maio (che ha il 32,7%) in posizione di forza e non con il cappello in mano. Va ricordato che in palio ci sono la premiership e diversi ministeri. L’elezione di Elisabetta Alberti Casellati è stata la prova generale di questo schema, con il leader lumbard a fare da trait d’union tra chi fino all’altroieri se le è date di santa ragione.
Elisabetta Casellati eletta Presidente del Senato! pic.twitter.com/nUFF6TyQ6O
— Forza Italia (@forza_italia) 24 marzo 2018
Quando si apriranno le porte del Quirinale, a cavallo di Pasqua, per le consultazioni che Sergio Mattarella farà per dar vita al nuovo governo, si comincerà a capire se in Parlamento c’è stato solo uno scambio di cortesie istituzionali o se è nata una nuova maggioranza.