Amate i duelli? Scordatevi di vederne uno in questa campagna elettorale. Un po’ per colpa del Rosatellum, un po’ per colpa del regolamento sulla par condicio, difficilmente i fan del ring politico potranno scaldare i loro animi davanti a un bel faccia a faccia tra Berlusconi e Di Maio o tra Renzi e Salvini.
Nonostante le alterne e reciproche disponibilità a confrontarsi con l’avversario da parte di quasi tutti i leader, insomma, il format del duello non ci sarà. E’ vero che negli ultimi anni gli storici confronti che videro Silvio Berlusconi scontrarsi con Achille Occhetto e poi con Romano Prodi, non si sono più ripetuti. Nel 2001 il Cavaliere non volle incrociare le lame con lo sfidante Francesco Rutelli. E nemmeno nel 2008 ci fu un incontro a due. Che non si è ripetuto neanche nel 2013, quando peraltro gli sfidanti erano diventati tre, con l’avvento del M5s di Beppe Grillo.
La fine del bipolarismo, del resto, è forse la principale causa dell’estinzione del duello. Perché se è facile, pur con tutti gli equilibrismi del caso, organizzare un confronto a due, è ben più complicato organizzarne uno a tre. Ma in queste elezioni, alla fine del bipolarismo si somma il ritorno del proporzionale che grazie al nuovo sistema elettorale riguarda i due terzi dei collegi. Le liste, come tutti sanno si sono moltiplicate e in pista ci sono il centrodestra, che ha almeno tre leader forti, il Pd con tre alleati, Leu, il M5s e infine altre liste minori. Il regolamento sulla par condicio poi quest’anno è particolarmente stringente e richiede pari diritti per tutti.
Chi ha provato a ideare un confronto si è dunque trovato alle prese con una architettura assai elaborata, tanto che non sarebbe bastato un palco da gran teatro per ospitare tutti i leader che avrebbero diritto di dire la loro. Ne’ La7, con il gran cerimoniere Enrico Mentana che ospitò il primo duello della storia televisiva italiana nel 1994, né Sky, né la Rai se la sono dunque sentita di imbarcarsi in questa impresa. Le principali reti televisive si sono già organizzate per finali di campagna elettorale con interviste da trasmettere in sequenza, senza mai nessun incrocio.
Nonostante le disponibilità già dichiarate di Matteo Renzi in primis, e poi di Luigi Di Maio (che pure ha dato forfait a un duello a novembre), quindi, la ‘seratona’ stile derby quest’anno non ci sarà. Per gli amanti del genere, i malati di politica, i gruppi di ascolto e i commenti nelle chat degli amici, tutto è dunque rinviato alle prossime elezioni. E per spezzare l’attesa ci si potrà dare appuntamento alle elezioni Usa del 2020. O forse, per buona pace dei fan del maggioritario e della semplificazione, la stagione all’americana è durata solo qualche anno e non tornerà…almeno fino alla prossima legge elettorale.