Restano agli atti i distinguo di Matteo Renzi su Bankitalia ,con il Nazareno che non intende farsi carico della conferma di Visco e l'appello del Quirinale sulla necessità di garantire l'autonomia e l'indipendenza dell'organismo di viale Nazionale. Ma soprattutto è sotto la luce del sole la spaccatura interna al Pd e le tensioni tra il Partito democratico e il governo.
Partita aperta, ma aumentano le possibilità di riconfermare Visco
E, visto che il Colle non va oltre ai principi enunciati ieri e lascia che siano il premier e il segretario dem a sbrogliare la matassa, al momento sulla vicenda di palazzo Koch si registra una fase di impasse. Con l'esecutivo che ha preso qualche giorno di tempo in attesa che si stemperino i toni. Agli atti c'è anche un passaggio parlamentare, un voto su una mozione che ha visto una buona parte delle forze politiche marcare le distanze sull'operato in questi anni di Bankitalia. Il timing dell'esito di questa partita è comunque già fissato per legge ed è quello del 31 ottobre. Non è previsto alcun rinvio: la decisione su chi dovrà guidare l'Istituto deve avvenire entro quella data. Ma va detto che le quotazioni di una riconferma di Visco sono in salita.
All'attacco opposizioni e Pd renziano non arretra
Del resto sulla questione è da tempo previsto un Consiglio dei ministri per la prossima settimana. Ogni ipotesi sul campo resta aperta e la tensione tra i partiti non accenna a diminuire. Vanno all'attacco le opposizioni e il Pd renziano non arretra: la posizione di Visco, questa la tesi, non è così salda come appariva alla vigilia. Nessuna intenzione di disconoscere la mozione parlamentare e allo stesso tempo si ribadisce che non ci sarà alcuna intrusione: nè se si deciderà su una moral suasion per un passo di lato di Visco nè se il governatore verrà confermato. Tra le forze parlamentari c'è addirittura chi arriva ad ipotizzare un ricambio dell'intero board, ma in realtà l'eventualità che viene ritenuta più credibile, nel caso di una soluzione diversa da quella della conferma di Visco, è quella di garantire una figura di continuità. I nomi sono quelli di Salvatore Rossi e di Fabio Panetta.
I democratici però sono divisi
Il Pd è diviso: all'interno della maggioranza non è solo Veltroni a considerare "ingiustificabile" la mozione presentata ieri in Parlamento. "Meglio non scriverne così", è il parere di Zanda che nel pomeriggio ha avuto un colloquio con il premier Gentiloni. "Non commento per carità di patria...", dice il ministro Carlo Calenda. "Mi occupo in verità di altre cose. Non devo occuparmi delle troppe cose che ogni giorno capitano e che sono deplorevoli", osserva Napolitano.
C'è chi, anche all'interno del Pd, accredita la tesi di una distanza anche tra palazzo Chigi e il Nazareno, ma anche tra i dem si fa osservare come il presidente del Consiglio non abbia stoppato pubblicamente gli affondi contro l'attuale guida di via Nazionale. Renzi dal canto suo prosegue il viaggio per l'Italia, convinto di dover essere al fianco dei cittadini e non del sistema, consapevole che le Politiche si giocheranno anche sul tema degli istituti bancari e con nessuna voglia di addossarsi responsabilità, per esempio, su Banca Etruria. "Criticare non è lesa maestà", la tesi del segretario dem, "la Vigilanza non funzionò, chi ha sbagliato paghi, il Pd non ha nulla da nascondere", rileva l'ex premier. Io non faccio il difensore delle banche, se qualcuno pensa di fare campagna elettorale su Banca Etruria si sbaglia di grosso, è il suo ragionamento.