Lo spettro di Vienna si aggira per l'Europa e lambisce anche Roma. Il governo varato in Austria ha unito conservatori e ultradestra, e il giovane premier Sebastian Kurz ha affidato i ministeri chiave di Interno, Esteri e Difesa ai nazionalisti di Heinz Christian Strache, in cambio della rinuncia a chiedere un referendum sull'euro. I
l timore che un patto antieuropeo e nazionalista possa essere il risultato indiretto delle prossime elezioni politiche anche in Italia esiste e sta facendo cambiare idea a molti, a sinistra e non solo.
Una alleanza tra M5s e Liberi e Uguali dopo il voto, dunque, non viene più esclusa a sinistra e, ancora non pubblicamente, nemmeno da molti grillini. La linea ufficiale prima del voto, nel M5s è sempre la stessa: mai accordi con chi ha portato il Paese alla situazione attuale. Ma il giorno dopo le elezioni essere il primo partito in termini di voti potrebbe non bastare a farsi affidare da Sergio Mattarella l'incarico per cercare di formare il governo.
Il Capo dello Stato non ama i salti nel buio e affiderà un incarico con pieni poteri solo a chi gli assicurerà una maggioranza stabile e certa. L'ipotesi più accreditata dunque è che dopo il primo giro di consultazioni il presidente della Repubblica possa affidare un mandato esplorativo a chi ha più chance di avere la maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Se il M5s fosse il partito con più voti, potrebbe vedersi affidato un incarico esplorativo per avviare dei colloqui con gli altri partiti disponibili. A quel punto potrebbe trovarsi a un bivio: dialogare con il partito di Pietro Grasso e Pierluigi Bersani o con quello di Matteo Salvini.
Liberi e Uguali, che da tempo ha avviato in Parlamento un dialogo con i parlamentari grillini, ha ben chiaro, a maggior ragione dopo l'esito del voto in Austria, che un accordo di programma su alcuni punti qualificanti legati al lavoro, al reddito di cittadinanza e ai diritti, sarebbe l'unica strada per evitare una alleanza Di Maio-Salvini, fortemente antieuropeista e con tratti di nazionalismo non digeribili dalla base di sinistra. A sinistra si ritiene che un asse con i grillini dunque sarebbe un ‘sacrificio’ accettabile per evitare lo spettro di Vienna.
Ma al di là delle dichiarazioni pubbliche dei leader M5s, dietro le quinte è caduto il muro di incomunicabilità dei parlamentari Cinquestelle rispetto agli altri gruppi. Come ha dimostrato anche il voto sul biotestamento. E molti di loro, con un passato di simpatie non certo di destra, cominciano a pensare che la strada per Palazzo Chigi potrebbe passare per un accordo magari limitato a un pacchetto di provvedimenti ben definiti, con la sinistra.