“Anche i cristiani possono partecipare a reti di violenza verbale tramite internet e i diversi ambiti o spazi di interscambio digitale”. Una denuncia davvero molto esplicita quella del Papa nella “Gaudete et Exsultate”, l’Esortazione Apostolica pubblicata oggi che rileva come “persino nei media cattolici si possono eccedere i limiti, si tollerano la diffamazione e la calunnia e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il buon nome altrui”. Il rischio, ammonisce Francesco, è quello di “un pericoloso dualismo, perché in queste reti si dicono cose che non sarebbero tollerabili nella vita pubblica, e si cerca di compensare le proprie insoddisfazioni scaricando con rabbia i desideri di vendetta”.
“È significativo che a volte - aggiunge il Papa - pretendendo di difendere altri comandamenti, si passi sopra completamente all’ottavo: ‘Non dire falsa testimonianza’, e così si distrugga l’immagine altrui senza pietà. Lì si manifesta senza alcun controllo che la lingua è ‘il mondo del male’”. “Non ci fa bene - scrive ancora il Papa nel documento - guardare dall’alto in basso, assumere il ruolo di giudici spietati, considerare gli altri come indegni e pretendere continuamente di dare lezioni”, il monito del Papa: “Questa è una sottile forma di violenza”.
Parole certo appropriate alla luce di fatti come il “trappolone” teso a uno dei collaboratori più stretti di Papa Francesco, monsignor Dario Edoardo Viganò, costretto a lasciare il prestigioso incarico di prefetto della Segreteria per la Comunicazione per la nota vicenda della lettera di Benedetto XVI che il sacerdote aveva letto omettendo (secondo noi giustamente) l’attacco personale del Papa Emerito a un teologo progressista. E proprio in questi giorni gli stessi che hanno creato il “caso” si sono riuniti alla ex Domus Pacis, struttura dell’Azione Cattolica divenuta un albergo e quindi utilizzabile non solo per scopi non ecclesiali ma evidentemente anche per scopi antiecclesiali.
Il raduno dei tradizionalisti anti-Papa (contraddizione in termini perché la misura della Tradizione nella fede cattolica è precisamente il Papa) ha avuto un avvio macabro e uno sviluppo anche più triste: alla breve video-intervista del defunto cardinale Carlo Caffarra sulla enciclica “Humanae vitae” di Paolo VI che ha aperto l’incontro organizzato dall’associazione “Amici del cardinale Caffarra” cui hanno aderito oggi le diverse sigle pro life e alcuni singoli, hanno fatto seguito gli interventi sull’esigenza di “correggere” il Papa da parte dei cardinali Brandmueller e Burke (gli unici superstiti dei 4 che avevano esposto i loro “dubia” sulla Amoris Laetitia) presente l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio negli Stati Uniti dopo essere stato segretario del Governatorato vaticano.
Uno spettacolo triste: anziani cardinali che vogliono correggere il Papa
Proprio l’immagine e la voce di Caffarra hanno connotato in modo alquanto macabro il clima dell’incontro dei tradizionalisti anti-Papa insieme alle affermazioni molto gravi del cardinale Raymond Leo Burke: “Come dimostra la storia è possibile che un romano pontefice esercitando la pienezza del potere possa cadere nell’eresia o nell’abbandono del suo primo dovere a salvaguardare e promuovere l’unità della Chiesa, del culto e della disciplina. E siccome non può essere soggetto a processo giudiziale si deve rimediare questa situazione secondo il diritto naturale, i Vangeli e la tradizione canonica, cioè con una procedura in due fasi: prima, la correzione del presunto errore o abbandono del suo dovere andrebbe rivolta direttamente al Romano Pontefice, e poi, se egli continuasse o non rispondesse, si dovrebbe procedere a una pubblica dichiarazione”.
Uno spettacolo macabro, triste e sconcertante. L’esatto contrario della visione proposta da Francesco nel suo nuovo documento che rilancia uno dei temi principali del Pontificato di Joseph Ratzinger, quello della "Gioia" ma lo declina in un modo del tutto diverso. “Nocivo e ideologico – scrive infatti il Pontefice - è anche l’errore di quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista. La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria”.
Alcuni cattolici affermano che la situazione dei migranti, “di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale”, un tema “secondario rispetto ai temi ‘seri’ della bioetica”. Ma queste ideologie “mutilano il cuore del Vangelo”. Papa Francesco sottolinea che “purtroppo a volte le ideologie ci portano a due errori nocivi. Da una parte, quello dei cristiani che separano queste esigenze del Vangelo dalla propria relazione personale con il Signore, dall’unione interiore con Lui, dalla grazia”.
Quell’accusa di comunismo
"Non si tratta dell’invenzione di un Papa" talvolta accusato di comunismo. Né di "un delirio passeggero”: difendere i non nati, i poveri, i migranti. Lo scrive Papa Francesco in "Gaudete et Exsultate", esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Il Pontefice invita a seguire le Beatitudini e agire di misericordia. E se la prende con i blogger tradizionalisti (e anche con i media cattolici, per la verità) condannandone la tendenza "a eccedere i limiti". "Si tollerano la diffamazione e la calunnia, e sembrano esclusi ogni etica e ogni rispetto per il nome altrui".
“Tutti, ma specialmente i giovani, sono esposti a uno zapping costante. Senza la sapienza del discernimento possiamo trasformarci facilmente in burattini alla mercé delle tendenze del momento”, denuncia Francesco nel documento pubblicato oggi. Alla superficialità con la quale molti rinunciano a dare uno scopo alla propria vita, il Pontefice replica indicando “la santità della porta accanto”, l’esempio diffuso, cioè, di una vita impegnata e consapevole. “Il discernimento - spiega - è necessario non solo in momenti straordinari, o quando bisogna risolvere problemi gravi. Ci serve sempre. Molte volte questo si gioca nelle piccole cose”.
Secondo Francesco, del resto, “il consumismo edonista può giocarci un brutto tiro. Anche il consumo di informazione superficiale e le forme di comunicazione rapida e virtuale possono essere un fattore di stordimento che si porta via tutto il nostro tempo e ci allontana dalla carne sofferente dei fratelli”.
Il Papa in particolare mette in guardia dalle “ideologie che mutilano il cuore del Vangelo” e descrive “la grande regola di comportamento”: “Quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in una notte fredda, posso sentire – rileva il Pontefice - che questo fagotto è un imprevisto che mi intralcia, un delinquente ozioso, un ostacolo sul mio cammino, un pungiglione molesto per la mia coscienza, un problema che devono risolvere i politici, e forse anche un’immondizia che sporca lo spazio pubblico. Oppure posso reagire a partire dalla fede e dalla carità e riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità, una creatura infinitamente amata dal Padre. Questo è essere cristiani!”. Invece “spesso si sente dire che – lamenta infine il Papa - di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, per esempio, la situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi ‘seri’ della bioetica”.