“L’ulteriore supporto navale tecnico e logistico da parte dell’Italia alla Guardia Costiera Libica, deliberato dal Parlamento, non servirà, purtroppo, a lenire le sofferenze dei migranti che attraversano questo paese in fuga da guerra e atrocità. Al contrario tale missione, facilitando le attività di respingimento non volontario in Libia operate direttamente dalla Guardia Costiera di questo paese, potrebbe avere l’effetto di riportare e bloccare un numero maggiore di migranti in un paese in cui i centri di detenzione sono paragonabili a veri e propri lager, nei quali le persone sono sistematicamente esposte a trattamenti inumani”. Questo il commento della direttrice della campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti, dopo il via libera della Camera alla missione italiana in Libia.
"Abusi, torture e detenzioni illegali"
Oxfam lancia l'allarme su "una realtà fatta di abusi, torture e detenzioni illegali vissuta dalla gran parte dei migranti - arrivati in Libia - per mano di milizie locali, trafficanti e bande criminali, già denunciata a luglio da Oxfam insieme ai partner Borderline Sicilia e MEDU (Medici per i Diritti Umani). Persone che arrivano in Libia - paese che non prevede alcun sistema di richiesta di protezione internazionale - fuggendo dalla violenza perpetrata nei loro confronti per trovare solo altra violenza".
Centinaia di testimonianze, raccolte in Sicilia e inserite nel rapporto “L’inferno al di là del mare”, a cui si aggiungono anche quelle di tanti minori non accompagnati, oggi accolti in Italia, che raccontano di trattamenti inumani di cui sono state vittime nel paese nord-africano. Il tutto di fronte ad un contesto, in cui a fine luglio, si contava l’arrivo in Italia di oltre 12.500 minori dall’inizio dell’anno, secondo gli ultimi dati del Ministero degli Interni.
Il racconto di K.
Ragazzi come K., 17 anni, che dal Mali ha impiegato oltre 3 anni per raggiungere il nostro Paese: “Sono arrivato in Libia a piedi, attraversando il deserto dall’Algeria – racconta - Per attraversare la frontiera, ho dovuto pagare un trafficante. Dopo pochi giorni dall’arrivo a Tripoli, la polizia mi ha arrestato, senza che io sapessi il motivo, e mi ha portato in prigione. In Libia non ci sono diritti. Lì sono rimasto per quattro mesi. Insieme a me in cella c’erano altre cinquecento persone. Ho conosciuto persone che arrivavano dalla Somalia, dal Ghana, dalla Nigeria, dal Mali. Dormivamo tutti insieme. Non c’era da mangiare, c’erano moltissime zanzare. Di giorno ci facevano spostare dei mattoni su un camion, di notte ci picchiavano. Poi un gruppo di soldati ha assaltato la prigione e siamo riusciti a scappare.”
"Concentrare gli sforzi per rendere la Libia un luogo sicuro"
“Nel quadro del nostro lavoro in Sicilia, sono ormai centinaia i migranti che ci hanno raccontato di aver subito abusi sessuali, torture e detenzioni illegali, in quello che per molti di loro è divenuto un vero e proprio inferno, lungo mesi e a volte anni. – conclude Bacciotti - Molti di loro si porteranno dietro traumi e cicatrici, non solo fisiche, per tutta la vita. Davanti a queste storie, ci chiediamo se l’Italia e la comunità internazionale non debbano piuttosto concentrare i loro sforzi per rendere la Libia un luogo sicuro e protetto per queste persone – in primo luogo per quei minori non accompagnati che dovremmo proteggere ed accogliere in maniera adeguata. Questo anche considerato che la chiusura della rotta centrale del Mediterraneo non avrà altro che effetto di far prendere ai trafficanti di esseri umani che operano sul continente nuove e più pericolose rotte verso l’Italia e l’Europa”.
In questo contesto, Oxfam chiede quindi all’Italia, alla UE e agli Stati membri di adoperarsi per garantire il rientro delle persone nei loro paesi di origine, solo attraverso procedure fondate sul rispetto dei diritti umani, e mai in condizioni che li possano mettere in pericolo. Gli Stati membri della UE dovrebbero inoltre espandere canali sicuri e regolari per i rifugiati e altri migranti, e migliorare le procedure di ricongiungimento familiare per rifugiati e richiedenti asilo, garantendo che le famiglie siano in grado di riunirsi nel minor tempo possibile.