A tre anni dall’inizio di un conflitto brutale, il prezzo più alto è come sempre pagato dalla popolazione e l’emergenza umanitaria in Yemen è diventata la più grave al mondo. Famiglie dilaniate dai bombardamenti, combattono la battaglia quotidiana anche solo per un po' di cibo o d’acqua, il più delle volte sporca. Sporca al punto che in meno di un anno oltre 1 milione di persone si sono ammalate di colera e 2.000 ne sono morte. Sono 5.500 le vittime di bombardamenti, mentre l’aumento vertiginoso dei prezzi di beni alimentari e la chiusura dei principali porti nel paese rendono impossibile la vita. 22 milioni di bambini, donne e uomini che dipendono dagli aiuti umanitari per la propria sopravvivenza: 4 yemeniti su 5.
Una tempesta perfetta, che sta conducendo un intero paese sull’orlo della carestia. Il tutto consumato a “porte chiuse”, nel quasi totale silenzio dell’opinione pubblica mondiale, mentre il conflitto viene alimentato dalla vendita internazionale di armi.
“Abbiamo visto la morte negli occhi della gente”
“Abbiamo visto la morte negli occhi della gente, bambini malnutriti colpiti dal colera, persone troppo deboli per continuare a vivere”, raccontano Ibrahim Yahia Alwazir e Ahmed Al-Fadeel, al lavoro con Oxfam in Yemen, per salvare più vite possibili in una estenuante lotta contro il tempo.
3 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Come Ahmed che è sfuggito per puro caso alla morte, trovando rifugio nel campo profughi di Abs, nel governatorato di Hajjah. Ahmed ha solo 14 anni e mille ragioni per sognare la fine della guerra perché ha perso i genitori, la casa e le sue pecore, unica fonte di sostentamento per la famiglia. Oggi vive nel campo con il fratello più piccolo e tre sorelle a cui deve badare, garantire almeno un pasto. Nonostante l’asma, fa ogni genere di lavoro, mentre sua sorella raccoglie legna da rivendere.
Acqua sporca
8 milioni di yemeniti sono sull’orlo della carestia e in alcune delle aree più isolate del paese, rimaste senza infrastrutture e servizi, moltissime famiglie sono costrette ad andare avanti con mezzo sacco di grano al mese e a percorrere chilometri per attingere acqua da pozzi scavati a terra. Aisha, che ha perso suo marito due anni fa, vive da sola con i suoi cinque figli e ogni giorno deve impegnare metà della giornata per scendere a valle dalle montagne, arrivare a un pozzo di acqua non trattata, che si prosciuga continuamente.
Dal 2015 Oxfam ha raggiunto 2,8 milioni di yemeniti, portando acqua pulita, filtri per la potabilizzazione, cibo. Oggi, di fronte ai bisogni crescenti di un paese allo stremo, la sfida è raggiungere più persone possibile, impedendo che questa emergenza si trasformi in una catastrofe umanitaria senza ritorno. La prima condizione essenziale è avviare un processo di pace, che parta da un cessate il fuoco duraturo tra le parti in conflitto. Dalla nomina del nuovo inviato Onu in Yemen e dal recente appello del Consiglio di Sicurezza - perché siano garantiti i servizi essenziali alla popolazione - deve ripartire un reale impegno della comunità internazionale, per fermare tutto questo. Non c’è più tempo, ne va del futuro di un intero popolo.
Si può sostenere l’impegno di Oxfam per salvare vite su: https://www.oxfamitalia.org/donations/emergenza-yemen/