L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha appena votato il Global Compact on Migration a larga maggioranza (152 a favore, 5 contrari e 12 astenuti) con l’Italia che ha deciso di astenersi.
Lunedì invece è stato votato, sempre all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Global Compact per i rifugiati, l’accordo gemello del Global Compact on Migration.
Questa volta l’Italia ha giustamente votato a favore, marcando una differenza rispetto all’accordo sulle migrazioni, dove il Governo con la posizione presa oggi in Assemblea ne ha di fatto rimandato sine die la firma.
Un accordo, quello sui rifugiati, che ha di sicuro il potenziale per fornire una migliore protezione e aiuto ai 68,5 milioni di rifugiati e sfollati interni oggi presenti a livello globale - numero record - offrendo allo stesso tempo benefici per lo sviluppo alle comunità ospitanti.
Con il voto dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, la stragrande maggioranza degli Stati membri delle Nazioni Unite ha quindi affermato un patto di solidarietà internazionale e cooperazione per la protezione dei rifugiati. Uniche due eccezioni: gli USA e l’Ungheria.
Sono ancora i Paesi più poveri ad ospitare la stragrande maggioranza dei rifugiati
A partire dal 2019, si potranno così ottenere progressi significativi, a patto che gli Stati intraprendano azioni immediate per realizzare i cambiamenti promessi per migliorare le condizioni delle persone in fuga da guerra, persecuzioni e l’impatto dei cambiamenti climatici, con la priorità però di lavorare fianco a fianco con le comunità e i paesi che li ospitano.
La responsabilità di ospitare i rifugiati è infatti ancora principalmente sulle spalle di alcuni paesi a basso e medio reddito vicini alle zone di guerra: per numero prima è la Turchia con 3,5 milioni di persone, seconda è l’Uganda, a pari merito con il Pakistan con 1,4 milioni ciascuno, quarto il Libano con 1 milione e quinto l’Iran con 980.000 persone.
Al contrario le nazioni più ricche ancora accolgono un esiguo numero di rifugiati, non offrendo alle nazioni ospitanti nessun sostegno significativo. Per questo abbiamo bisogno di una reale condivisione delle responsabilità da parte di tutte le nazioni ricche, in modo che le crisi dei rifugiati possano essere gestite. Tutti i paesi devono fare la loro parte e il Compact dovrà fornire i parametri a cui uniformarsi in termini di ospitalità, attraverso un data center che sarà co-gestito da UNHCR e Banca Mondiale.
Altri punti significativi che emergono dall’accordo sono la partecipazione diretta da parte dei rifugiati e delle comunità ospitanti all'attuazione del Patto. Inoltre l’accordo sancisce che ci si impegni a far sì che tutti i bambini rifugiati possano andare a scuola entro pochi mesi dall'attraversamento di una frontiera internazionale e che siano forniti finanziamenti ai paesi ospitanti per consentirlo.
“L’incomprensibile” voltafaccia italiano
“Incomprensibile” appare invece la posizione dell’Italia rispetto al Global Compact on Migration, dopo che è stata tra gli animatori del processo durato 2 anni.
Nell’accordo non si è fatto altro che stabilire una serie di principi comuni, come la difesa ed il sostegno dei diritti delle persone in movimento, al di là di quello che risulti essere il loro status legale e ridurre al massimo il rischio di vulnerabilità; il diritto ad essere ascoltati attraverso un approccio che coinvolga migranti, comunità locali, diaspore, società civile al fine di giungere ad approccio capace di affrontare le molteplici dimensioni della questione; la promozione e il supporto dei diritti e della resilienza delle donne, eliminando i fattori negativi e i fattori strutturali che costringono le persone a lasciare il loro paese di origine, specialmente attraverso l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne e delle ragazze; approfondire, implementare e sviluppare i meccanismi per affrontare le vulnerabilità delle persone colpite da catastrofi naturali, garantendo loro l'accesso all'assistenza umanitaria nel pieno rispetto dei loro diritti ovunque si trovino e promuovendo risultati sostenibili che aumentino la resilienza e l'autosufficienza ed elaborare allo stesso tempo approcci coerenti per affrontare le sfide che pone la migrazione indotta dagli effetti del cambiamento climatico.
Due patti strettamente legati
Come si può notare i due Patti sono strettamente collegati tra di loro e solamente una politica miope od orientata solamente alla mistificazione a fini elettorali può preferire l’isolamento internazionale su questi temi, piuttosto che provare a essere proattivi nel dibattito tra le diplomazie.
Aver abbandonato il Global Compact sulle migrazioni sarà una perdita per tutte le donne, uomini e bambini migranti esposti a circostanze di pericolo di vita a causa di cattive politiche di governi poco attenti al rispetto dei diritti umani, ma potrebbe rappresentare anche un forte segnale, interpretabile come se il nostro Paese non ritenesse più appropriato il multilateralismo come approccio efficace alle sfide globali.
E se fossimo realmente percepiti in questo modo, questo potrebbe rappresentare un serio problema anche per tutti noi.