Scambi di carbonio, azoto e zuccheri a grandi distanze. Intense comunicazioni scambiate tramite infrastrutture complesse resilienti. Avvisi in caso di attacchi nemici trasmessi per via chimica e attivazione remota delle difese. Cure parentali e riconoscimento della propria prole. Raccolta e trasmissione di informazioni di ogni tipo e loro trasmissione alle generazioni future. Reti neurovegetali complesse.
Ecco il Wood Wide Web, come definito da Suzanne Simard, ecologa e studiosa di reti simbiotiche forestali canadese, l’incredibile rete fungina così soprannominata dalla rivista “Nature” che vive nel suolo in simbiosi con le radici trasferendo informazioni, acqua e nutrienti tra le piante.
Quando camminiamo in una foresta ci appaiono gli alberi, ma in verità stiamo guardando solo la punta dell’iceberg. Sotto i nostri piedi si stende l’incredibile rete dei funghi (micorrize), anche 100 Km concentrati nello spazio di un passo, che unisce tra loro gli alberi e costituisce anche una incredibile infrastruttura tecnica di comunicazione e trasferimento delle risorse naturali tra le diverse piante.
Gli esperimenti di Suzanne hanno dimostrato la capacità dei grandi alberi, alberi HUB o alberi madre di mantenere un numero enorme di connessione tra esemplari anche di specie diverse e di partecipare ad una incredibile economia sotterranea di scambio simbiotico in cui i funghi, incapaci di fare fotosintesi ma velocissimi a colonizzare il terreno con il loro micelio hanno stretto in epoche remotissime un patto con le piante con cui si scambiano o barattano acqua, minerali e altre sostanze chimiche in cambio di zuccheri e carbonio ( frutto della fotosintesi), prestandosi anche a trasportare messaggi di allarme in caso di attacco di parassiti.
Suzanne e decine di ricercatori dopo di lei, hanno dimostrato l’incredibile somiglianza tra il funzionamento della rete Internet e di quella del “micelio” sotterraneo. L’esistenza di nodi e alberi hub capaci di riconoscere i propri figli genetici, nutrirli a grande distanza usando le ife dei funghi come se fossero degli acquedotti. Trasferire acqua o sostanze nutrienti ai propri piccoli e perfino di ritrarre le proprie radici per fare spazio a quelle dei giovani e prima di morire trasmettere la loro saggezza ai giovani alberi, informazioni chimiche su come affrontare al meglio il clima e l’ambiente locale.
Una recentissima scoperta italiana, di un team tutto pisano e tutto al femminile, Alessandra Pepe, Manuela Giovannetti e Cristina Sbrana del CNR, ha dimostrato che la vita della “wood wide web” è disaccoppiata dalla vita della pianta. Anche 5 mesi dopo la rimozione della parte aerea della pianta, la rete è capace di mantenere la sua vitalità e funzionalità, e di stabilire nuove simbiosi con altre piante.
Quindi è un vero e proprio organismo indipendente ma simbionte che oggi viene trascurato e spesso ucciso con il taglio dissennato dei grandi alberi che lo alimentano.
Queste nuove conoscenze, oltre a fornire dati preziosi su come regolare in futuro il taglio delle foreste per aumentarne la resilienza, ci indicano la strada da seguire per il mantenimento della fertilità biologica del suolo una strada che deve tener conto dei rapporti di cooperazione tra piante e microrganismi benefici. Nell’ottica della loro utilizzazione nella produzione sostenibile di cibo di alta qualità e in agricoltura biologica.
Queste ricerche hanno già applicazioni pratiche per far auto fertilizzare le piante o rendere i boschi più resistenti ai cambiamenti climatici ma già si affacciano i “plantoidi”, ibridi robot pianta capaci di trovare petrolio, minerali rari o fare da sentinella in caso di inquinamento e fitodepurazione ed anche esplorare per noi pianeti lontani.