Quando qualche giorno fa è stato reso pubblico l’arresto dei trapper Traffik e Gallagher in molti avranno alzato le braccia ammettendo di non averne mai sentito parlare, così, immaginiamo, altrettanti avranno digitato i loro nomi su Google per avere qualche notizia in più. La prima risposta del popolare browser è il video della loro ultima fatica dal titolo “Diamanti razzisti”.
Cliccando play, così come circa mezzo milione di persone hanno fatto finora, le immagini che si presentano sono quelle di due ragazzini ricoperti di tatuaggi, grills sui denti e capelli di un colore indefinito, che agitano pistole, fucili e canne, contro una telecamera, mentre si muovono impacciati nella camera di un hotel di lusso, pronunciando liriche tipo: “negro, trasporto le benz/Ti rompo lo sterno con le tripla S (woah)” oppure “Giovane negro col draco ti spengo (woah)” o “Bimbo che usa le armi (seh)/Cazzo ti pensi? Ho fatto i reati”.
L’impressione è quella della parodia di un video di rapper gansta ammericani, mancano solo prosperose ragazze di colore che agitano il loro lato B, ma è evidente che la produzione avrà deciso di rinunciarci all’ultimo minuto per rendere il tutto vagamente più sobrio.
Inutile andare avanti nell’analisi logica e tecnico/musicale del testo perché rischieremmo soltanto di passare per vecchi tromboni. Siamo una generazione cresciuta ascoltando “Heroin” e “Cocaine”, non smetteremo mai di ripeterlo, solo che quelli erano i Velvet Undeground ed Eric Clapton, e scrivevano pezzi come, appunto, “Heroin” e “Cocaine”, e, per quanto potessero mai farsi di heroin e cocaine (e si facevano parecchio), gente di quel livello non avrebbe scritto “Diamanti razzisti” nemmeno dopo essere stata investita da un tir.
Una realtà musicale che esiste, anche se...
Ma Traffik e Gallagher è giusto considerarli comunque una realtà esistente. I numeri, anche se infinitamente più bassi rispetto a quelli di altri illustri colleghi intellettuali come Sfera Ebbasta, ci dicono che una carriera in atto c’è: ben quattro pezzi pubblicati su Spotify, una discografia lunga 11 minuti e 19 secondi, abbiamo fatto i conti con la calcolatrice, che potremmo riassumere in due parole come una serie infinitamente inutile di solite spacconate.
Ma decidiamo di prenderli sul serio e di considerarli dei veri duri, due dei quali avere paura, che girano ferro nei pantaloni in contesti violenti di periferia, che sono artisti che tentano di riscattarsi dalla dura realtà alla quale la vita li ha condannati.
E a questo punto è giusto leggere la notizia del loro arresto proprio in quest’ottica, perché se non li prendessimo sul serio dovremmo archiviare quello che hanno fatto come l’atto di bullismo di due idioti inebriati da una manciata di like di troppo.
Invece noi stiamo al loro gioco e la raccontiamo così: lo scorso 23 febbraio i due trapper vengono fermati da tre loro giovani fans nei pressi della stazione Termini di Roma per una foto ricordo. Secondo le testimonianze rese ai Carabinieri, Traffik e Gallagher rispondono tirando fuori un tirapugni, aggredendo i tre giovani e tentando di derubarli del cellulare. Una scena surreale.
Mentre i fans, giustamente irritati dalla reazione dei loro beniamini, chiamano le forze dell’ordine, i due si danno alla fuga ma, non paghi della genialata appena messa in atto, decidono di sollazzarsi aggredendo anche un signore 50enne originario del Bangladesh che sta tranquillamente aspettando un bus alla fermata. Questi tentando di smarcarsi dall’aggressione - e dal tentato furto del cellulare - viene investito da una macchina: gamba rotta. I due geni del crimine sono stati ovviamnete identificati e rintracciati nella loro dura realtà di periferia.
Il paradosso dei trapper gangster pariolini
Ah no, scusate, uno, Gallagher, è stato beccato dal suo barbiere ai Parioli e Traffik a Novara. Entrambi ora si trovano agli arresti (uno ai domiciliari e l'altro in arcere) i loro seguitissimi profili Instagram sommersi da insulti. È proprio su Instragram che Gallagher ieri ha commentato l’accaduto e, stranamente, per l’occasione, lo slang da superfigo è stato messo da parte: “Il sottoscritto Gabriele Magi, noto come Gallagher, in relazione agli articoli comparsi in data odierna sulle principali testate giornalistiche, intende chiarire come la ricostruzione narrata sia frutto unicamente delle dichiarazioni rese dai denuncianti. Si rappresenta inoltre, che si tratta di dichiarazioni infamanti e mi riservo sin d’ora, d’intesa con il mio legale, di agire giudizialmente nei confronti di chiunque abbia rappresentato una realtà difforme dal vero e quindi diffamatoria del mio onore, tanto personale quanto professionale”.
Insomma dalla versione di Magi si evincerebbe che i tre fan che li hanno fermati per chiedere foto e autografi, nonché quei passanti che sono dovuti intervenire per difendere il 50enne dalla loro presunta aggressione, fossero evidentemente complici di una congiura fatta ai loro danni per… boh, screditarne lo spessore artistico? La prima regola di ogni rapinatore che sa il fatto suo (ma anche, presumiamo, di quelli più scarsi) è quella di mettersi una maschera per non farsi riconoscere, rapinare proprio chi ti ha fermato perché ti ha riconosciuto è un po' da fessi, questo senza offesa sia permesso che lo si dica.
Ma soprattutto ci restituisce uno stralcio di questa temibilissima realtà spaccona messa in scena dai trapper, che poi alla fine della giostra si rifanno il look ai Parioli e se devono aggredire qualcuno non sono mica i loro pluricitati “negri”, che con ogni probabilità gliele darebbero di santa ragione, ma un gruppo di ragazzini e un 50enne alla fermata del bus.
Non come criminali, “gansta”, ma come bulletti da mandare dietro la lavagna a imparare l’educazione, come sfigati che se la prendono col più debole, come ragazzini che più che della galera andrebbero sculacciati sonoramente.
Speriamo solo che il fenomeno della trap finisca presto
Questo e niente più in fondo si cela dietro il machismo della trap, per questo a chi ne ha viste un paio nella vita di cose veramente brutte, questo genere di narrazioni non fanno alcun effetto e le storie raccontate sembrano più che altro dipinti di una vita che non esiste, costruita ad hoc per un’immagine che funziona per accaparrarsi qualche follower in più; tutti giovani, tra l’altro, nella maggior parte dei casi che non rasentano nemmeno la maggiore età, e che si convincono che quella sia l’immagine del figo.
Beh, la realtà degli eventi, qualora chiaramente si rivelasse questa e non reggesse in tribunale la tesi del complotto oggi proposta da Gallagher, ha svelato il mistero rendendolo triste e inutile come il gioco di un mago fatto al rallentatore.
Chi considera la trap una moda che, si spera, passi velocemente e che venga affondata nella nostra memoria, magari da quel rap che ultimamente in Italia sforna a gran ritmo, forse come non mai, talenti veri, viene costantemente attaccato con violenza inaudita, ma forse è solo una persona che ha visto qualche show di magia in più e riconosce la differenza tra David Copperfield e il Mago Oronzo, che almeno faceva ridere.