AGI - Ormai da settimane il Jova Beach Party viene raccontato come un cataclisma biblico, la discesa dei barbari, un dramma dai connotati fantascientifici, dove passa Jovanotti non cresce più il fratino, diventato improvvisamente da variante di uccellino come tanti altri (noi alziamo le braccia e rinunciamo a notare alcuna differenza con un qualsiasi volatile di piccole dimensioni) quasi ad ago della bilancia dell’umore di un intero paese.
Una cosa che farebbe anche ridere se non fosse che la violenza con la quale ci si sta scagliando contro la festa itinerante di Jovanotti sta davvero assumendo toni allarmistici. Ora, se il Jova Beach Party sia questa macchina distruttrice che tanti affermano con tale convinzione sia, bisognerebbe essere esperti sulla questione (o perlomeno riconoscere un fratino quando lo si incontra), cosa che noi non siamo e nemmeno, siamo certi, la maggior parte di quelli che stanno vomitando il proprio disgusto su tutti i social.
Esprimere un giudizio senza un regolare processo cognitivo su un argomento non è solo ingiusto, ma anche pericoloso, nel senso che facilmente ci si potrebbe ritrovare con le braghe calate dinanzi alla verità. Una verità che in realtà nessuno conosce, con ogni probabilità nemmeno Jovanotti, ma se procediamo con logica, non possiamo che certificare che ciò che il “ragazzo fortunato” sta subendo ha davvero dell’incredibile.
Bisogna aspettare che vengano distrutti tutti i litorali e siano fatti scappare tutti gli animali nelle aree protette? O si inizia a fare qualcosa affinché il Jova Beach Party venga fermato e/o spostato negli spazi appositi? Perché qua NESSUNO ancora ha mosso un dito
— Evæ (@anikeatable) July 29, 2022
Noi al Jova Beach Party ci siamo stati, per la precisione alla data di apertura a Lignano Sabbiadoro, magari la data sbagliata per valutare quanto l’evento potesse ammaccare la locale natura selvaggia, dato che non ci è proprio parso si trattasse di natura selvaggia, ma semplicemente di una spiaggia, utilizzata per fare un concerto e non era di certo la prima volta che ci trovavamo ad un concerto su una spiaggia.
Quello che ci è rimasto di quella esperienza è una vera e propria festa, riflesso preciso al millimetro del Jova-pensiero; certo, non è detto che il Jova-pensiero debba rappresentare tutti tutti tutti, è chiaro che a qualcuno questo santone musicale sfacciatamente ottimista possa pure dare sui nervi, è chiaro che la musica di Jovanotti può anche non piacere, ma per questo c’è una soluzione infallibile: non andare al Jova Beach Party e non ascoltare la musica di Jovanotti. Taaac. Risolto.
Quelli che invece al Jova Beach Party ci sono andati evidentemente si riconoscono nella voglia e nelle modalità di far festa di Jovanotti e infatti, almeno per quanto ci risulta da ciò che abbiamo raccolto sul campo quel giorno, erano tutti abbastanza contenti; hanno ballato molto, hanno cantato molto, si sono goduti tutto il baraccone messo su da Jovanotti e i suoi ospiti e se ne sono tornati a casa in tutta serenità, non rivolgendo, almeno crediamo, nessun pensiero all’infausto destino di eventuali fratini orbitanti in zona.
Ecco, il punto è esattamente questo: cosa sappiamo noi del Jova Beach Party e quanto di ciò che sappiamo per certo viene ignorato da chi in queste ore attacca ferocemente Lorenzo Cherubini?
C’è solo una cosa più ridicola di Jovanotti che difende quella cagata di Jova Beach Party: chi ci va.
— Alessandro (@Pgreco_) August 8, 2022
Bene, noi sappiamo con assoluta certezza, nel senso che proprio eravamo lì personalmente, che proprio per dribblare quelle accuse già rivolte all’evento nel 2019, anno della prima edizione del Jova Beach Party, Jovanotti ha studiato un piano ambientalista chiamato “Ri-Party-Amo” presentato lo scorso maggio nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, accanto a lui c’era anche Donatella Bianchi, Presidentessa WWF Italia, che è una alla quale, supponiamo, la questione fratini dovrebbe stare a cuore, e Andrea Lecce, Responsabile Direzione Impact di Intesa Sanpaolo, perché, risupponiamo, qualcuno i soldi li deve pur mettere.
Ecco, proprio attraverso Intesa Sanpaolo, cui partnership secondo molti è la prova inoppugnabile della 'matrice satanica' del Jova Beach Party, sono stati raccolti 3 milioni di euro che saranno utilizzati per pulire 20 milioni di metri quadri di spiagge, laghi, fiumi e fondali, per realizzare sei macro azioni di ripristino degli habitat, organizzare otto incontri nelle università italiane e numerosi workshop nelle scuole capaci di coinvolgere un totale di 100 mila studenti.
Jova Beach Party: tornano le ruspe a distruggere per la seconda volta la spiaggia di Fermo (nonostante tutti sapessero dei danni, non solo al fratino) https://t.co/RPgPUU0WSW@lorenzojova incoerenza a grappoli. Il green che vi interessa è solo quello dei soldi.
— Ale Scorny★★★ (@AleScorny) August 1, 2022
Perché la questione in fin dei conti è tutta qui: logica. Basterebbe contare fino a dieci prima di esporsi pubblicamente su un social, basterebbe fare ciò che ci viene sempre più difficile fare, a tutti, su ogni argomento possibile, ovvero guardare oltre il nostro naso, mettere in dubbio la propria opinione, mettere in dubbio ciò che sappiamo e, nell’era dell’informazione gratuita, forse anche troppo gratuita, andare a reperire tutti i dati che ci servono affinchè la nostra, che a tutti i costi vogliamo condividere col mondo, come se l’esistenza stessa del mondo dipendesse da ciò che pensiamo, sia, non diciamo corretta, ma perlomeno, appunto, logica.
Perché basterebbe fare 2+2 nella propria testa per capire che quando Jovanotti parla di “pazzia” in relazione al Jova Beach Party è più preciso di quanto si possa pensare: il Jova Beach Party è totalmente una follia, Jovanotti invece che mettere su questo show assolato, faticoso, affannoso sotto ogni punto di vista possibile, avrebbe serenamente potuto fare qualche data negli stadi (nel 2019 in realtà era quello il programma, San Siro era stato già addirittura bloccato in accordo con le padrone di casa Milan e Inter); apri San Siro, canta a San Siro, chiudi San Siro, vai a casa con in tasca ben altro che “sassi” (giusto per citarlo).
Tutto facile, tutto regolare, specie se hai uno status artistico che sfiora la leggenda, il mito, l’icona, e alle spalle la Trident, società leader nell’organizzazione di eventi musicali; parliamo di sold out assicurati, facili facili, usato sicuro. A questo proposito, quando siamo stati alla prima del Jova Beach Party abbiamo anche avuto occasione e fortuna di poter parlare a quattrocchi direttamente con Maurizio Salvadori, colui che ha fatto si che la follia di Jovanotti venisse resa realtà, ecco, lui si ricorda addirittura il giorno preciso di circa quattro anni fa, quando il cantautore lo convocò per comunicargli che invece degli stadi avrebbe voluto fare le spiagge.
Ci ha raccontato le prime fisiologiche perplessità rispetto le complicanze che li avrebbero aspettati (e che si sono regolarmente materializzate) e poi ancora i sopralluoghi, i rapporti con i comuni, la difficoltà nel reperire, naturalmente in particolare quest’anno, la manovalanza musicale, un settore che ha perso il 37% della propria forza lavoro, roba che se diventate esperti di facchinaggio per eventi musicali diventate più richiesti di un portiere per il calcetto del martedì.
Quello che abbiamo appreso quella sera, e non abbiamo motivo di pensare sia falso, è che davvero i luoghi dove è passato il Jova Beach Party nel 2019 sono stati lasciati in condizioni migliori di come sono stati trovati, che la famosa tartaruga caretta caretta, altro animale alle cui tempie secondo molti ambientalisti il Jova Beach Party ha puntato una pistola, in certe spiagge ci aveva proprio perso la speranza di approdare, ma dopo il passaggio dell’evento si; che certe spiagge non erano nemmeno considerate spiagge dagli abitanti del luogo, ma rifugi per tossici o discariche a cielo aperto, altro che riserva naturale, e che sono diventate totalmente balneabili dopo il passaggio di Jovanotti.
Così ritorniamo alla logica di cui sopra: vi pare possibile che un artista dello status di Jovanotti, in combutta con una società dalla storia sbrilluccicante come la Trident, mettano a repentaglio la propria reputazione solo per togliersi lo sfizio di suonare su un palco montato su una spiaggia anziché dentro uno stadio? Vi pare possibile che Jovanotti rischi di macchiare questa sua immagine, appunto, di ragazzo illuminato dalla vita, dalla propria storia, dalla propria fortuna, dalla musica all’insegna del “pensiero positivo”, buttandosi in questa avventura dispendiosa e complessa, senza avere l’assoluta certezza della riuscita dell’evento nelle modalità scelte al millimetro da lui stesso?
Senza fermarsi a riflettere sugli effetti che potrebbe avere sull’ambiente? Come se fosse un giovincello viziato che frigna se non lo fanno cantare dove gli pare e piace in barba al dannato fratino? Assumendo 17 operai in nero su un migliaio circa che servono a rendere possibile l’evento? La musica di Jovanotti può anche non piacere, figuriamoci, non è un problema per il Jovanotti artista e nemmeno per il Jovanotti business man, nel senso che per uno di voi che non sopporta la musica di Jovanotti in linea di massima ce ne sono una decina alle vostre spalle che ascoltando Jovanotti, a nostro parere a ben ragione, se la spassano alla grande; ma mettere in dubbio la sua intelligenza, così come quella di un personaggio autorevole del music biz italiano come Salvadori della Trident, senza voler citare un ufficio stampa di specchiata serietà come Goigest, se proprio vogliamo essere chiari, così come banca Intesa Sanpaolo e addirittura il WWF e gli ospiti che hanno partecipato al Jova Beach Party, che a questo punto dovremmo ritenere complici di questo malefico piano, da Gianni Morandi a Max Pezzali, da Salmo a sangiovanni, dai Boomdabash a Renato Zero, da Brunori SaS a Giuliano Sangiorgi, da Checco Zalone a Fedez, tutti come sappiamo dei pericolosi sovversivi; ecco, tutto ciò a nostro parere non ha alcun senso logico.
Proprio non esiste. Sarebbe quasi divertente pensare che Jovanotti dietro questa immagine di buono a tutti i costi, celi piani degni di un cattivo di Batman, l’intimo piacere nel torturare il povero fratino o risparmiare una manciata di euro per far lavorare in nero 17 operai, ma forse sarebbe più consono, come già detto, contare fino a dieci, respirare profondamente, provare ad informarsi per quello che si può, prima di gridare “Al lupo!”, prima di esporsi, insomma se cavalca e nitrisce meglio pensare ad un cavallo che ad una zebra; lo chiamano rasoio di Occam.
#JovaBeachParty lo Specchio dei Tempi
— omAle (@3omAleom) August 9, 2022
Una grande IPOCRISIA
Musica ed Ecologia per fare Soldi
QUESTA MUSICA
NON FA RIMA
con ECOLOGIA#jovabeachparty2022 @lorenzojova
Jovanotti qualche giorno fa, dopo la storia degli operai in nero, che rischiava di appesantire e non poco tutta l’immagine legata alla sua festa e a lui stesso, ha giustamente sbottato e mentre quasi tutti si sono concentrati su quell’ “Econazisti”, a nostro parere affatto esagerato, basta andare a leggere la marea di porcherie scritte su Jovanotti e la sua musica, dichiarazioni che vanno ben oltre la protesta ambientalista (ah si, perché nel frattempo ci siamo scoperti popolo total green, prendiamo la macchina anche per comprare le sigarette sotto casa, andiamo al mare, facciamo pasquetta e abbandoniamo lì gli avanzi, ma il problema è la musica di Jovanotti); noi scorgiamo una verità un tantinello più credibile quando parla del Jova Beach Party come “un evento così grande portato nelle province che mette in moto un livore locale, tutta una serie di microvendette, in qualche modo politiche”.
A noi convince decisamente di più il fatto che un evento come il Jova Beach Party sia utilizzato a livello locale come pretesto per screditare una parte o l’altra della barricata politica, e basta infatti andare a sfogliare le pagine dei quotidiani online locali, tappa dopo tappa, per avere chiara la percezione che per alcuni il Jova Beach Party è un successone “…che proprio non vediamo l’ora che torni, ti vogliamo tanto bene Lorenzuccio, grazie per averci onorato della tua presenza, ti saremo grati in sæcula sæculorum”, per gli avversari corrisponde a dare la cittadinanza onoraria a Godzilla.
Delle due l’una, solo che, di fatto, non abbiamo alcuna prova che il Jova Beach Party sia quello che a tutti i costi provano a dipingere, anzi, semmai abbiamo prova del contrario, che proprio in termini ambientalisti, concreti e non solo da propaganda social, porta qualcosa di buono che va oltre il mero interesse economico dell’artista stesso, e poi, cosa non meno importante, che la gente sta bene, si diverte, in qualche modo, dopo due anni neri per le fondamenta della musica come forse siamo stati incapaci, anche noi giornalisti, di raccontare fino in fondo, rinasce; la musica che si fa strumento di un pensiero positivo che davvero manca, che si può invocare una speranza anche ballando, che si può rievocare la propria coscienza rispetto al problema ambiente, così come quello sociale, politico, culturale, economico, anche cantando un grande classico di un repertorio che, rivestiamo un attimo i panni di critici musicali, è di rara fattezza (e questo, piaccia o meno, è oggettivo).
Basta dunque con questa corsa agli armamenti contro Jovanotti, ha stufato, non ha basi di discussione logiche; se domani, a parte le foto taroccate di una spiaggia spianata (vedi quelle che girano riguardo la tappa a Fermo), qualcuno troverà solide motivazioni per impalare Jovanotti in sala mensa, se si scoprirà che il Jova Beach Party è una specie di Chernobyl musicale, ve l’assicuriamo, saremo i primi a condannare Jovanotti, chi lavora con Jovanotti e chiunque sia complice dei disastri di Jovanotti; ma fino a questo momento l’unico motivo che ci viene in mente per detestarlo è la gioiosa energia con la quale si porta i suoi 55 anni mentre noi facciamo due tentativi per alzarci dal divano.