La quarta serata della 70esima edizione del Festival di Sanremo, che potrebbe passare alla storia come la più lunga di sempre, comincia con la gara tra le Nuove Proposte. A vincere la categoria, a sorpresa, Leo Gassmann; premio della critica che va agli Eugenio in Via di Gioia, che per quanto ci riguarda avrebbero dovuto vincere la loro categoria, quella dei big, il telegatto, gli Oscar, Cannes, le Olimpiadi, il Nobel per la fisica e il torneo provinciale di bocce di San Pelino. Bravissimi.
Duetto della pace tra Fiorello e Tiziano Ferro o, nella versione di Amadeus “Tiziano vai a chiedere scusa a Fiorello o stavolta le vedi veramente le Sere nere!”. Amadeus però, bisogna dirlo, è sfortunato: non può nemmeno ritagliarsi un minuto per un bacetto ai genitori e la Clerici, con un colpo di classe mica da ridere, gli augura di goderseli “finché ci sono”. Un graffio nella lavagna, un’altra tacca nella collezione di gaffe della conduttrice che poi, quando la Rai la mette in panchina, piagnucola. A un certo punto della serata è previsto un duetto tra Fiorello e Tony Renis, ma sul palco sale Rupert Sciamenna per l’esecuzione di una versione di “Quando quando” riarrangiata da Demo Morselli….Ehi, ma ricordate i bei tempi in cui Demo Morselli dirigeva pure le cassiere del supermercato sotto casa?
Paolo Jannacci – “Voglio parlarti adesso” - Voto 4,5: In conferenza stampa ha confessato che il brano in passato è stato rifiutato da diversi direttori artistici del festival, insomma, li ha presi per stanchezza, come nella migliore tradizione amorosa, e meno male che c’è ancora qualcuno che ci casca. Si gioca bene la carta dei duetti con un brano del padre, ma quando torna a cantare le sue cose torna nell’anonimato.
Rancore – “Eden” - Voto 9: Entra in scena sapendo già che la vittoria è andata, che l’Italia non ha capito la grandezza di un cavallo di razza. Dispiace molto, Sanremo ha perso un’occasione, proprio per i suoi 70 anni, di dimostrarsi improvvisamente arzillo, invece si contorcerà nei suoi Diodato, nel suo show pieno di gag che non fanno ridere, all’inseguimento affannoso dell’ultimo punto di share. Una gran tristezza. Allora forse è meglio così, poi però non stupiamoci se fuoriclasse come Salmo si tengono lontani da meccanismi che funzionano con certe logiche. Non è colpa della Rai, attenzione, è colpa nostra.
Giordana Angi – “Come mia madre” - Voto 5: Non è che canta male è che l’industria dei talent ne ha sputate fuori così tante… Per buttarla in gastronomia, non è che le pizze surgelate non abbiano un buon sapore, e ringraziamo iddio per tutte quelle sere in cui ci hanno salvato la cena quando proprio non avevamo voglia di cucinare, ma quelle che fanno a Napoli, permetteteci, sono un’altra cosa.
Francesco Gabbani – “Viceversa” - Voto 7: “Viceversa” più si ascolta e più funziona, lui la canta benissimo, ma soprattutto viene fuori il tocco magistrale del maestro Pacifico. Se vince il terzo Sanremo su tre partecipazioni come minimo lo compra la Juve.
Raphael Gualazzi – “Carioca” - Voto 7,5: Gualazzi rientra nella categorica degli artisti che Sanremo non si merita. Punto. Voi divertitevi col vostro pop take away, noi ci preordiniamo il suo album in collaborazione con i produttori di Salmo.
Pinguini Tattici Nucleari – “Ringo Starr” - Voto 8: L’idea di Amadeus era quella di fargli occupare lo slot “Stato Sociale”, loro vanno oltre e alla quarta serata sono tra i papabili vincitori. Perché bravi, non solo perché divertenti. La canzone non è solo un divertissment fine a se stesso che strizza l’occhio alle radio (anche se in radio andrà benissimo); pur nella sua leggerezza riesce anche a lanciare un messaggio mica male, un inno a tutti i Ringo Starr là fuori, una roba che si mette sotto in quanto ad efficacia 300 mila ore di campagne e canzoni e appelli contro il bullismo. La riabilitazione pubblica degli sfigati, la celebrazione dei loser in diretta nazionale. Va benissimo. Benissimissimo.
Anastasio – “Rosso di rabbia” - Voto 7,5: Il paragone con Rancore sorge spontaneo e forse ha penalizzato entrambi, ma certamente è un valore aggiunto a questo festival e ciò che canta è scritto e confezionato così bene che ci si dimentica che Anastasio è, di fatto, un ragazzino. La sua “Rosso di rabbia” è un ottimo brano, un buon punto di partenza per una carriera che deve continuare su questo binario, testa bassa e rappare.
Elodie – “Andromeda” - Voto 6,5: La canzone funziona ma Elodie ci mette giusto la faccia e il corpo, perché per il resto è tutto della premiata ditta Mahmood e Dardust, una squadra perfetta, una macchina da guerra. Non c’hanno nemmeno provato ad adattarla sullo stile musicale di Elodie, questo perché Elodie non ha ancora uno stile definito.
Riki – “Lo sappiamo entrambi” - Voto 3: Ah già.
Diodato – “Fai rumore” – Voto s.v.: Entra a cantare nello stesso istante in cui Vincenzo Mollica pronuncia il suo discorso di encomio alla sala stampa dell’Ariston quindi non abbiamo sentito una nota. Ha rockeggiato come al solito, no?
Irene Grandi – “Finalmente io” – Voto 6,5: In conferenza stampa lo ha detto chiaramente: “è una canzone che non arriva al primo ascolto” e ha ragione. L’impressione è che dal vivo la canzone esploderà davvero. Lei comunque resta magnifica.
Achille Lauro – “Me ne frego” – Voto 5,5: Non capiamo quale sia la necessità di fare tutto ciò sul palco dell’Ariston, specie dopo aver fatto la stessa cosa, anche con un discreto successo derivante da una canzone decisamente migliore, l’anno scorso. Non che lo spettacolo non sia godibile, ma forse ne esce svilito attraverso il caleidoscopio televisivo. Parlando di musica (perché comunque sarebbe Sanremo) canta oggettivamente male; sbattersi così tanto per poi cantare in questo modo rende tutto inutile, così come fare il performer e la settimana dopo andare a scambiarsi complimenti come una siura qualunque nel salotto di Fazio con Orietta Berti rende tutto meno credibile. Vuoi impressionare? Entra da un lato del palco ed esci dall’altro, vedrai poi che casino.
Piero Pelù – “Gigante” – Voto: 6: Pelù sta alto in classifica ed è giusto così, perlomeno per la maestria nel realizzare questa specie di “effetto wrestler”, ovvero prendere un pezzo innocuo e mediocre e farlo sembrare un gran rock da cattivoni. Per cui alla sufficienza ci arriviamo e dipendesse da noi lo piazzeremmo anche alto, ma farlo vincere sarebbe un errore. E allora se partecipava con “Proibito” o “Tex” lo facevamo presidente della Repubblica?
Tosca – “Ho amato tutto” – Voto 10: Anche noi amiamo tutto… Di questo pezzo, soprattutto perché Tosca con la sua voce ferma il tempo e tutto ci fa arrivare, ed è tutto talmente bello che tutto ci fa poi amare. Tosca è talmente brava che ci inchioda lì, dentro il petto senti il cuore che sobbalza come se volesse voltarsi dall’altra parte. Avete presente quando improvvisamente il petto inizia a pesare e avete bisogno di un attimo di silenzio per ritrovare la bussola, rendervi conto di cosa sta succedendo, accettare che state pensando davvero a quello a cui state pensando? Ecco.
Michele Zarrillo – “Nell'estasi o nel fango” – Voto 5: Potremmo ascoltarla mille volte e mille volte penseremmo che avremmo preferito impegnare quel tempo ad ascoltare altro. Non è che sia necessariamente brutta è che mentre la canzone suona il tuo cervello comincia a pensare a tutt’altro.
Junior Cally – “No grazie” – Voto 6,5: Sarà l’orario, sarà la fatica di una settimana molto dura, ma il pezzo da una ravvivata ad una serata lunga e noiosa. Naturalmente ancora non sapevamo che stavamo per assistere ad un indimenticabile segmento di storia del festival.
Le Vibrazioni – “Dov’è” – Voto 6: Il pezzo è quello che è, senza infamia e senza lode, potremmo aumentare il voto considerato che sappiamo che sanno fare molto di più, ma potremmo anche abbassarlo considerato che sappiamo che sanno fare molto di più.
Alberto Urso - “Il sole ad est” – Voto 3: non so voi, ma io Alberto Aquilani lo preferivo alla Roma.
Levante – “Tikibombom” – Voto 6,5: Finalmente canta il pezzo come si deve e finalmente tutto ciò che vuole dire ci arriva un po' meglio, questo perché il brano dipende un po' nell’efficacia dall’interpretazione. La sentiremo spesso ma restiamo lontani dai tempi di “Alfonso”.
Bugo e Morgan – “Sincero” – Voto 10: La non esibizione di Bugo e Morgan potrebbe passare alla storia come la più punk della storia del festival. Morgan cambia il testo, alludendo al fatto che la loro presenza a Sanremo dipenda da lui (“Ringrazia Dio se su questo palco qualcuno ti ha portato, questo sono stato io”) e Bugo gira i tacchi e se ne va, manco fosse alla sagra della pasta e fagioli di San Rufo. Da regolamento, annuncia Amadeus, Bugo e Morgan sono fuori dal festival, in compenso entrano nella storia; se consideriamo che con ogni probabilità sarebbero arrivati ultimi, per quanto ci riguarda fanno un gol in rovesciata da fuori area in zona Cesarini e diventano vincitori morali assoluti di questa edizione. Spegnete tutto, non rimbalza più. La serata ha finalmente un senso, forse anche la musica, forse anche la vita. Grazie Bugo.
Rita Pavone – “Niente (Resilienza 74)” – Voto 5: Rita Pavone dopo la scena tra Bugo e Morgan per rendere avvincente e rabbiosa la propria esibizione come minimo dovrebbe prendere a morsi un cucciolo di labrador. Non lo fa, canta e basta, mentre tutti ancora stanno commentando, e allora mi spiace.
Enrico Nigiotti – “Baciami adesso” – Voto 4,5: Anche lui entra in scena mentre tutti stanno ancora pensando alla coppia scoppiata in diretta, ma nemmeno lo scandalo in atto riesce a distrarci dalle stonature. Dai, chiudiamola qui e facciamo finta di niente. Amici come prima. Anche perché Nigiotti è un ragazzo molto molto simpatico e questo tiro al bersaglio non ci piace neanche un po'.
Elettra Lamborghini – “Musica (E il resto scompare)” – Voto: inutile: Giustamente dalla sala stampa il testo del ritornello viene immediatamente declinato in “Musica, Bugo scompare!”.
Marco Masini – “Il confronto” – Voto 6: Come diversi altri brani del festival il secondo ascolto aiuta, non abbastanza però. Non credo che questo dovrebbe preoccupare Masini particolarmente, che resta quello che è: un grande artista. Cioè… Non come Bugo, ma comunque bravo.