La puntata si apre con un monologo tanto psichedelico quanto inutile recitato da Marco D’Amore, in tour di promozione del suo primo film da regista basato sul personaggio di Gomorra che lo ha reso famoso; pare che Ciro non sia davvero morto, permettendo così a Marco D’Amore di fare un film e a noi di beccarci questo monologo dal quale per riprendersi serve immediatamente una damigiana di Red Bull.
Cattelan prosegue nella sua protesta contro il vestir bene, la sua giacca ricorda il divano rosso di mia zia rivestito di quel tessuto che in pratica ti permetteva di scriverci con un dito, io personalmente ci lasciavo disegni osceni per inorridire il parentado. Che volete farci? Mi divertivo con poco. Ancora oggi, comunque, fossi stato dietro le quinte mi sarei fatto arrestare pur di scrivere sulla schiena di Cattelan “Kick me”. Grande simpatia da queste parti.
I cantanti in gara
La Sierra - Voto 6: Come dire…tutto molto bello, ma non ci vivrei. Più che altro perché tutto resta sempre un po' piatto, ad un certo punto non ne puoi più, non li segui, ti distrai ed hai sempre la sensazione di non esserti perso niente.
Nicola Cavallaro - Voto 5: Canta “Sound Of Silence” urlando, il che già di per sé significa che non c’hai capito granché. L’intonazione cambiata è una mossa ruffiana e la ruffianità non fa gioco. Mentre si esibisce diventa tutto rosso rosso, sembra di scoppiare, se non fa fortuna come cantante può rifarsi un nome come arma di distruzione di massa. E dovrà cominciare a pensarci dato che esce, immeritatamente, nello scontro finale con coso…dai…quello lì…
Sofia Tornambene – Voto 4,5: Si dice che Vinicio Capossela a 18 anni si trasferì a Milano e trovò lavoro in un pianobar, costretto quindi alle cover. Dopo poche sere il gestore non lo licenziò ma gli chiese, per pietà, di smetterla di suonare pezzi di altri artisti. Ecco, non è detto che tutti gli artisti siano adatti alle cover. La giovane Sofia, stasera in versione Renato Zero, evidentemente non lo è. Canta male. Spenta.
Davide Rossi – Voto 4,5: Impalpabile. Non so di cosa stiate parlando.
Booda – Voto 6,5: Come si fa ad assomigliare contemporaneamente a Mietta e Dolcenera? Ce lo spiega la cantante dei Booda. La cosa occupa uno spazio così ingombrante nel mio pensiero che in realtà dell’esibizione non ricordo granché. Mi riprendo solo quando Sfera Ebbasta, dopo l’esecuzione del loro inedito gli rimprovera qualcosa sul testo. Sfera Ebbasta. Vabbè…
Eugenio Campagna – Voto 0: Canta male, malissimo, una canzone di Calcutta che, a dispetto di quel che hanno dichiarato i giudici, evidentemente presi dalla competizione, non è che sia il pezzo più difficile del mondo e, contemporaneamente, è un pezzo sulla quale si può giocare parecchio, un po' come fatto da Coez, per intenderci. Il problema è che Eugenio stecca tutto lo steccabile e “Come mi manchi a fare” non è che sia esattamente un manuale del bel canto, voglio dire, una steccatina ci può anche stare, fa sangue, fa sostanza, ma la sua esibizione non è degna nemmeno degli open mic romani dove si è formato, senza mai andare oltre quelli prima di XFactor; e forse ci sarà un perché. Alla fine si giustifica dicendo che è stanco, strano, stessa cosa noi.