Il Jova Beach Party ha preso il via sabato da Lignano. Il sogno di Lorenzo Cherubini che prende vita esattamente per come se lo è immaginato negli ultimi trent’anni, così come ha dichiarato lui stesso nel presentarlo. Dentro si racchiude tutto l’universo “jovanottiano” che, come ha raccontato lo stesso protagonista e ideatore, c’ha messo trent’anni a formarsi, a maturare, a raccogliere adepti, e oggi è pronto ad esplodere in una festa estiva senza precedenti.
Un party, appunto, che come tutti i party non si dovrebbe sapere mai come andranno a finire. Non stavolta però, visto che le proteste (preventive) piovute in testa all’organizzazione, che rischiavano di finire anche oggetto di interrogazione parlamentare (chiesta dal M5S per presunti possibili danni ambientali), sono state del tutto smentite dalla realtà: la spiaggia di Lignano domenica mattina post-concerto pare fosse più pulita di come era stata trovata, e questo segna un punto, forse il principale, a favore di Jovanotti.
“Puro terrorismo che si basa su fake news” la taglia corto Maurizio Salvadori, il capo della Trident Music che ha organizzato l’evento. Sono accorsi in oltre 45 mila sul lembo di spiaggia di Lignano, ma si tratta della data che permetteva il maggior numero di ospiti, di media l’evento ne raccoglierà circa 30 mila a tappa. Un party, non un concerto, per chi non l'avesse ancora capito. E chi ha intenzione di unirsi alla banda nelle prossime date, è bene che lo sappia; un party che non ha scaletta, lo annuncia dal palco lo stesso Jovanotti, che appare e scompare, dal palco più piccolo a quello più grande, in versione dj e persino cerimoniere per chi ha deciso di farsi sposare da lui (più di 3 mila le richieste arrivate all’organizzazione con le fortunate coppie che sono state estratte a sorte davanti a un notaio ad aprile); salvo poi fare l’ingresso ufficiale intorno alle 20:30 ricevendo il timone della barca dalle mani del dj Benny Benassi e tornando a fare quello che faceva davvero trent’anni fa: passare la musica, far divertire la gente.
"Non c’è una scaletta, - dice - ho 2 mila pezzi divisi per bpm e li metto in libertà in funzione di quello che stiamo suonando”. Quindi un ibrido di pura gioia a metà tra il dj set e il live, una festa col suo popolo che non viene scalfita nemmeno dal meteo che regala qualche goccia di pioggia subito dopo il tramonto. È il regno di Jovanotti, come se la sua filosofia, considerata a tratti spicciola o retorica dai più maliziosi, prendesse forma e vita, come se Lorenzo volesse dimostrare la possibilità di un mondo migliore (cosa nelle settimane di preparazione anche dichiarata a mezza bocca) e abbia, con notevole sforzo, provato a realizzarlo.
Notevole sforzo si se si pensa che ogni data del Jova Beach Party costa circa un milione e mezzo di euro (San Siro ne costa 1 come ricorda Vanity Fair), circa 300 sono le persone che lavorano fisse al tour e altre 600 sono assunte in loco ad ogni tappa. Un’organizzazione però che non può considerarsi perfetta anzi, come riferisce dettagliatamente Andrea Giovannetti per Spettakolo.it, che per certi aspetti va totalmente rivista “soprattutto per quello che riguarda il food&beverage, è stata letteralmente terribile, prova ne sono le centinaia di commenti di critiche piovute sui social di Lorenzo dal momento in cui è finito lo spettacolo” e poi ancora “La zona d’ombra era praticamente una sola, in fondo all’area, costituita da quattro teli sospesi, che poteva accogliere sì e no 100 persone. Cento su quarantacinquemila. Le docce erano una manciata ma anche lì servivano una ventina di minuti in coda solamente per potersi dare una sciacquata per togliersi via il sale di dosso dopo aver fatto il bagno o anche solamente per cercare di contrastare un po’ il caldo cocente del pomeriggio. I punti raccolta rifiuti erano incredibilmente piccoli e davvero pochi rispetto alla quantità di gente in spiaggia e, di conseguenza, alla quantità di rifiuti prodotti, tant’è vero che c’erano centinaia e centinaia di bottiglie di birra in riva al mare, che con la marea salita a metà concerto sono state “catturate” dalla risacca”.
E poi la faccenda token, per chi non fosse pratico di grandi eventi musicali, ormai la prassi, per velocizzare le operazioni di acquisto e non creare fila ai vari stand, è che al posto del denaro venga utilizzata una “moneta” alternativa in plastica che è possibile acquistare in casse separate; ecco, durante il Jova Beach Party pare che le casse in questione fossero solo quattro, che per 45 mila persone sono evidentemente insufficienti, tant’è che le file invece di dimezzarsi di fatto sono raddoppiate.
Sui social c’è chi racconta di un’ora per ritirare i token, un’ora per un panino e un’altra ora per una birra, sempre che si sia arrivati in tempo dato che pare che intorno alle 21 le scorte siano finite lasciando a bocca asciutta e, soprattutto, con i token già acquistati in mano tantissime persone, che poi hanno creato non poca tensione nel richiedere alle casse un dovuto risarcimento. Tutti errori confermati il giorno dopo dallo stesso Jovanotti sul suo profilo Facebook. Le otto ore di musica no-stop organizzate comunque proseguiranno per tutta l’estate, il 10 luglio la prossima data a Rimini.