Oggi non esistono solo lo scontro tra Assad e i ribelli siriani o i rischi di un'esplosione delle tensioni tra Washington e Pyongyang. Il mondo è pieno di quelli che l'agenzia umanitaria IRIN (Integrated Regional Information Networks) chiama #ForgottenConflicts. I conflitti dimenticati. Molti sono attivi da decenni, alternando scontri sanguinosi e deboli tregue. In generale, a differenza di quello che accade in Siria o in Afghanistan, sono conflitti che fanno poco rumore. Anche se quasi tutti causano morti e distruzioni, fughe e povertà.
I motivi sono semplici. In alcuni casi perché le grandi potenze non ne sono esplicitamente coinvolte o non hanno interessi diretti sulle risorse dei territori. In altri perché non vi sono minacce, come quelle nucleari, che possano far pensare a una loro possibile degenerazione. Non c'è pericolo, insomma, che possano riguardare anche noi. Sono guerre di serie B, territoriali e circoscritte, di scarsa importanza per il destino dell'umanità. Guerre che, però, stanno devastando regioni come l'Ogaden e il Kashmir, il Sahara Occidentale e il Messico, le Filippine e il Myanmar.
Una rete per raccontare il mondo in guerra
L'IRIN, dopo 19 anni di collaborazione con le Nazioni Unite, ha deciso nel 2015 di rendersi indipendente e proseguire la sua missione in maniera autonoma. Ovvero denunciare le emergenze e le crisi umanitarie che scoppiano nei luoghi più remoti e meno conosciuti. Oggi vanta una squadra di oltre 200 corrispondenti, sparsi per il pianeta, che denunciano crimini e abusi, diritti negati e censure. Una rete fatta di giornalisti volontari e fotografi. A volte semplici cittadini. Il loro prezioso lavoro, oggi, è una mappa interattiva, collaborativa e open.
Come funziona la mappa
La grandezza di ogni cerchio mostra da quando un conflitto è in corso. Quella tra le due Coree, ad esempio, è attiva dal 1953; quella colombiana è iniziata, poco più tardi, nel 1964. Cliccando su ogni guerra si hanno notizie sui fattori scatenanti, sul numero dei morti che ha provocato, sull'impatto che ha sul territorio e, infine, sulla sua situazione attuale. La mappa è stata creata usando un tool, Carto, sviluppato da una startup spagnola che oggi ha il suo quartier generale a New York e che ha raccolto, negli anni, oltre 30 milioni di dollari di finanziamenti. L'obiettivo della mappa è semplice: far sì che questi conflitti perdano la loro condizione di "dimenticati" e siano oggetto, finalmente, di articoli e denunce da parte della stampa internazionale. Anche perché gettare un riflettore potrebbe essere l'unico modo per provare a farli cessare.