Qualche mese fa la pagina facebook Italianismo ha pubblicato una mappa sulla diffusione dei cognomi italiani. Regione per Regione. La lista è lunghissima. In Italia ne esistono più di 350mila, la maggior parte di derivazione medievale. In media ognuno è portato da circa 170 individui. Si va dagli oltre 60mila Rossi sparsi in 4572 Comuni ai Russo, Ferrari ed Esposito. Per controllare le prime mille posizioni, o verificare la diffusione di qualunque cognome, basta consultare il sito che si dedica a questo tipo di censimento: la Mappa dei Cognomi.
L'origine dei nostri nomi
In Italia, in età romana, si usava utilizzare tre differenti termini: il praenomen (paragonabile al nostro nome proprio di persona); il nomen (assimilabile al cognome odierno) e il cognomen (una specie di soprannome). Dopo il 500 si diffuse la moda di usare un singolo termine al posto di nomen e cognomen, detto supernomen. Come ricorda Focus, dopo l'anno mille, grazie anche alla circolazione di uomini e merci e alla costituzione o all'allargamento di molti centri abitati, il sistema cambiò. Per combattere l'omonimia vennero introdotti i "secondi nomi", antenati dei nostri cognomi, che andavano a identificare dei tratti specifici della persona in questione: la provenienza geografica, il mestiere, la paternità, l'aspetto fisico. Dai "Di Marco" ai "Fabbri; dai "Sardo" ai "Russo".
I cognomi più lunghi e quelli più corti
Quelli composti da più lettere sono, evidentemente, di origine europea: Mairvongrasspeinten (19 lettere) e Tschurtschenthaler (18 lettere). Seguono, con una lettera in meno, due cognomi più "italiani", se così si può dire, come Pasquadibisceglie e Di Francescantonio. Quelli più corti, invece, lasciando stare i cognomi di origine cinese, da Li a Ma passando per Wu, sono sempre composti da due lettere: Bo, My, Mo, Pe, Po, Re, Zo, Zu.
L'anagrafe (e la registrazione)
Anche in questo caso non siamo di fronte a una datazione certa. Molti storici fanno risalire questa pratica al Concilio di Trento (1564). Da quella data in poi, infatti, ogni parrocchia venne invitata a istituire regolarmente un registro di tutti i bambini che venivano battezzati. Il secondo nome diventò così ereditario e venne trasmesso di generazione in generazione.