"Questo tempo di benedizione consenta al Venezuela di ritrovare la concordia e a tutte le componenti sociali di lavorare fraternamente per lo sviluppo del Paese e per assistere le fasce più deboli della popolazione”. Papa Francesco, il giorno di Natale, ha manifestato la sua preoccupazione per gli attacchi alla sovranità del Venezuela che si susseguono ormai da tempo.
E prima della benedizione Urbi et Orbi ha pregato anche per il grande (e bellissimo) paese sudamericano che, nonostante abbia le più grandi riserve petrolifere al mondo, soffre le conseguenze di un blocco economico imposto da Usa e Ue con l'intento di rovesciare il governo legittimamente eletto inducendo il malcontento per il fatto che manca quasi tutto, dai generi alimentari ai farmaci, e per questo anche la criminalità è in aumento.
Gli attacchi a Caracas con i droni e le fake news
Problemi innegabili ma che vengono ingigantiti da una strategia mediatica tesa ad attribuire al governo l'intera responsabilità dei disagi sofferti dalla popolazione. Una falsità che si vuole confermare con ulteriori falsità: fake news come la storia di una ragazza costretta a partorire in strada dalla mancanza di denaro per la retta dell'ospedale, che in Venezuela è gratuito.
Manipolazioni peraltro avallate dall’amministrazione statunitense, che definisce il paese sudamericano “una minaccia insolita e straordinaria”. Tanto da tramare piani di un invasione militare che sono diventati più minacciosi dopo il fallito attentato a Maduro del 4 agosto con i droni.
“Il Venezuela è diventato il bersaglio di una vera e propria aggressione da parte degli Stati Uniti”, ha commentato proprio in questi giorni la portavoce del ministero degli esteri russo. “Stanno solo facendo del male ai cittadini venezuelani, e soprattutto stanno rallentando lo sviluppo del paese”, ha concluso la Zakharova rilevando che la campagna statunitense contro il Venezuela non ha nulla a che fare con la tutela dei diritti umani e la democrazia.
Il caso del Nicaragua
Il giorno di Natale, Papa Francesco ha anche invocato la riconciliazione in Nicaragua "in modo che le divisioni e le discordie non prevalgano, ma che tutti si sforzino di favorire la riconciliazione e di costruire insieme il futuro del paese".
Anche in questo caso il Papa non ha accolto la tesi della chiesa locale che accusa il governo di Daniel Ortega di essere una dittatura e di reprimere con violenza le proteste di piazza, in realtà fomentate dall'esterno del paese anche con l'invio di mercenari. L'obiettivo in questo caso è impedire la realizzaione del Canale transoceanico che, finanziato dai cinesi, consentirebbe di spezzare il monopolio dei traffici commerciali garantito agli Usa da Panama.