C’è una distanza siderale tra la laicità costruttiva della Francia, rappresentata oggi da Macron nella sua visita in Vaticano, dalla quale è emersa una comunanza di vedute con Francesco su almeno tre temi (l’Europa, il clima e i migranti) e l’identitarismo cattolico proclamato da Salvini e dai leader che in Europa e in America in nome di esso ergono muri per fermare quanti fuggono da fame e miseria. Forse non vanno a messa Emmanuel Macron e la sua Brigitte, ma certo non si fanno scudo del cristianesimo (brandendo Rosario e Vangelo come fece Salvini in piazza Duomo) per respingere i migranti sui barconi e criminalizzare chi cerca di aiutarli.
“Lavorare insieme a servizio della pace e del bene comune”: questa la promessa che Emmanuel Macron ha pronunciato ricevendo dal vicario del Papa il titolo di protocanonico del Capitolo Lateranense. Un rito semplice e suggestivo che oltre a rinnovare il profondo legame tra la Santa Sede e la Francia, che tradizionalmente ne è la figlia prediletta, ha anche testimoniato la grande intesa raggiunta tra Papa Francesco e Emmanuel Macron in un’ora circa (per l’esattezza 57 minuti) di colloquio privato. Il più lungo tra Bergoglio e un capo di Stato in 5 anni ormai di Pontificato (finora il record era di Obama con 52 minuti).
Ripensare insieme l’Europa
Ma la novità più significativa della visita di Macron in Vaticano sta nella chiusa che Francesco ha dettato al portavoce Greg Burke per il comunicato ufficiale, per dare conto di “una riflessione congiunta circa le prospettive del progetto europeo” tra Papa Francesco e il presidente della Repubblica Francese. “Nel corso dei cordiali colloqui – si legge inoltre nel testo – sono stati sottolineati i buoni rapporti bilaterali esistenti tra la Santa Sede e la Francia, ed è stato rilevato, con particolare riferimento all’impegno della Chiesa, il contributo delle religioni alla promozione del bene comune del Paese. Sono state quindi affrontate questioni globali di interesse condiviso, quali la protezione dell’ambiente, le migrazioni e l’impegno a livello multilaterale per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, specialmente in relazione al disarmo”. “La conversazione – continua la nota – ha inoltre consentito uno scambio di valutazione su alcune situazioni di conflitto, particolarmente nel Medio Oriente e in Africa”.
La vocazione dei governanti è per i poveri
Significativo anche il dono offerto da Francesco: un medaglione in bronzo rappresentante San Martino, con un’armatura e un mantello diviso a metà che viene donato a un povero e realizzato da un artista romano del secolo scorso, consegnato assieme agli usuali quattro testi del suo pontificato e al Messaggio per la Giornata mondiale della Pace. Nel donare la medaglia il Papa ha commentato la storia del santo a Macron e alla premiere dame, l’affascinante (nonostante i 64 anni) Brigitte in abito nero e con i capelli biondi raccolti: “la vocazione dei governanti è per i poveri: tutti siamo poveri”. Sulla stessa linea le parole di Macron nel ringraziare per il canonicato lateranense: “in qualità di presidente della Repubblica francese, ho accettato questa onorificenza perché appartiene a una tradizione di concordia e amicizia tra la Francia e il Vaticano”, ha affermato il presidente francese Emannuel Macron ricevendo, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, ricevendo il titolo di protocanonico d’onore del capitolo lateranense. “Relazione che è frutto di una storia anche se singolare, che spero si sviluppi ancora, e che ci permetta di lavorare insieme a servizio della pace e del bene comune. Questa forza pacifica che ci permette di superare le sfide”.
Da parte sua De Donatis ha citato le parole molto forti di Papa Francesco al Parlamento Europeo nel 2015: “dobbiamo guardare all’uomo non come a un assoluto, ma come a un essere relazionale. Una delle malattie che vedo più diffuse oggi in Europa è la solitudine, propria di chi è privo di legami. La si vede particolarmente negli anziani, spesso abbandonati al loro destino, come pure nei giovani privi di punti di riferimento e di opportunità per il futuro; la si vede nei numerosi poveri che popolano le nostre città; la si vede negli occhi smarriti dei migranti che sono venuti qui in cerca di un futuro migliore”.
I canali umanitari proposti da S. Egidio
Da sottolineare anche l’incoraggiamento del Papa (attraverso la Cei e in particolare monsignor Nunzio Galantino, premiato con la nomina a presidente dell’Apsa) ai cosiddetti “Canali umanitari”, proposti dalla Comunità di Sant’Egidio al presidente francese in occasione della visita in Vaticano. “Vogliamo far crescere in Europa i canali legali soprattutto per coloro che hanno bisogno di protezione umanitaria”, spiega il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, che ha incontrato Macron prima dell’udienza con Papa Francesco. “Abbiamo avuto una lunga discussione sui temi della pace e dello sviluppo in Africa”, e “abbiamo parlato di come affrontare la questione migratoria anche in futuro sempre trovando soluzioni a livello Europeo”.
“Non vogliamo dare lezioni a nessuno ma certamente l’Europa dovrà trovare una soluzione per evitare le tragedie nel deserto e nel mare”, dice Impagliazzo al Sir. Secondo il presidente di Sant'Egidio si deve “aprire una collaborazione sui temi della pace e nello specifico con il presidente Macron sono stati sollevati i temi del dialogo interreligioso, dello Spirito di Assisi e qual è il ruolo che le religioni possono svolgere per parificare le nostre società anche a seguito del suo discorso molto importante alla conferenza dei vescovi francesi il 9 aprile scorso al College des Bernardins”. “È stato un incontro molto positivo”, conclude Impagliazzo. “Il presidente ha ringraziato la Comunità per i corridoi umanitari che si sono aperti anche in Francia oltre che in Italia, in Belgio e Andorra.