L’approvazione della terapia Yescarta da parte della Food and Drug Administration è una buona notizia per i pazienti e per la ricerca oncologica: si applica ai linfomi dell’adulto una procedura che fino a ieri era limitata alle leucemie infantili, aprendo le porte alla speranza di poterla in futuro estendere anche ai tumori solidi.
Il principio non è nuovo
Il principio dell’attivazione del sistema immunitario del paziente per distruggere il tumore ematologico (leucemie, linfomi, mielomi) non è nuovo. È il meccanismo alla base del trapianto allogenico (trapianto di midollo da donatore esterno), che ha salvato e continua a salvare migliaia di vite nel mondo. In sintesi, una volta trovato un donatore compatibile, si trasferisce un campione del suo midollo al ricevente, per far sì che i linfociti del donatore si attivino contro il tumore. Tuttavia questi “nuovi” linfociti si attivano contro tutte le cellule dell’ospite, tumorali e non tumorali, cattive e buone, causando livelli alti di tossicità.
Cosa attiva la terapia Yescarta
La terapia Yescarta supera questo problema perché vengono attivati i linfociti del paziente stesso, tramite una manipolazione genica, in modo che si rivolgano contro le sue cellule tumorali, risparmiando in gran parte quelle sane.
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Sappiamo che la metodica funziona perché l’immunoterapia con terapia genica è già utilizzata contro le leucemie infantili con ottimi risultati. La procedura era stata messa a punto da Carl June a Philadelphia circa cinque anni fa. Molti ricorderanno la bambina guarita che fu ricevuta dall’allora Presidente Obama e che alla domanda “Cosa chiedi al Presidente degli Stati Uniti” rispose “Una giustificazione perché ho saltato la scuola”. Quella bimba fu trattata con la terapia di June.
Efficace nei linfomi dell'adulto
La grande novità annunciata oggi è che questa stessa terapia è efficace - anche se al momento nel 50% dei casi circa - nei linfomi dell’adulto, e poiché questi tumori ematologici sono i più simili ai tumori solidi si accende la speranza di poter estendere l’utilizzo a tutto il mondo complesso dei tumori fino ad oggi non trattabili. Il dato in sé è infatti straordinario perché malattie inguaribili - come sono alcuni linfomi in stadio molto avanzato - da oggi hanno una prospettiva di cura concreta.
Le due strade da percorrere
Io ho creduto in questo tipo di immunoterapia sin dagli inizi, tant’è che già quattro anni fa indirizzai un mio allievo, il Dr. Marco Ruella, a lavorare nel gruppo del Prof. Carl June e attualmente il Dr. Ruella sta avendo importanti risultati nel settore dell’immunoterapia con cellule geneticamente modificate. Allo IEO conosciamo molto bene questo approccio innovativo di cura e anche noi abbiamo dei progetti di ricerca di laboratorio in corso, che indagano in due direzioni: la prima è la riduzione della tossicità, che comunque è ancora troppo alta, la seconda è l’aumento dell’efficacia, perché il 50% è un ottimo risultato ma dobbiamo fare di più e ottenere risultati duraturi nel tempo.
Eliminare gli effetti negativi
Quindi oggi siamo soddisfatti, ma consapevoli che molto resta ancora da fare sulla strada delle cosiddette “Terapie Cellulari”, che sempre più si confermano come un’importante strategia terapeutica nei tumori più difficili da curare con le terapie convenzionali. La terapia cellulare, oltre ad essere potenzialmente molto efficace, promette anche di ridurre se non eliminare gli effetti negativi associati ai trattamenti di chemio-radioterapia, che al momento restano ancora il più efficace presidio nella lotta contro il cancro.
Corrado Tarella, Direttore Oncoematologia IEO