Da piccolo credevo così tanto all’esistenza di Gesù Bambino da essere convinto che l’unico motivo per cui i doni potessero non arrivarmi era il non dormire puntualmente la notte del ventiquattro: "dormi Mauro se no Gesù Bambino non arriva", mi diceva dolcemente mia madre. E io mi giravo sul fianco stringendo forte gli occhi come quando ci si tuffa nel mare da uno scoglio.
Non erano bambinate. Mi manca quel Natale da piccoli in cui credevo in qualcosa – e in qualcuno – di assolutamente buono. Cosa ci può essere di più grande e meraviglioso che sapere che quella notte l'intera divinità ha deciso di fermarsi ai piedi del mio letto e lo farà a condizione che io giochi a nascondino con Lei?
Noi, da piccoli, eravamo capaci di scrutare il cielo con la speranza di vedere la slitta di Babbo Natale con i regali destinati ai bambini buoni perché noi sentivamo di non essere poi così lontani dall’essere dei bambini buoni: perché i nostri genitori lo erano e, attorno e vicino a noi, vivevano solo persone buone. Ne eravamo certi. E quando, diventati grandini, eravamo passati dalla parte di chi sapeva che “Babbo Natale sono papà e mamma” eravamo felici di scegliere con la mamma la carta per i regali, e di passare con lei i pomeriggi a confezionare pacchetti: felici di aiutare i bambini più piccoli a tenere vivo un sogno la cui verità non era essere “reale” ma di impedire davvero che ogni ombra di cinismo oltrepassasse la soglia del cuore. E durava più di quella sera, la convinzione che a Natale fossimo tutti più buoni.
Gli anni di quando ero bambino sono quelli degli anni sessanta, ma non vorrei si pensasse che l'ottimismo di cui ero circondato fosse dovuto al boom economico. C'era, e aveva il suo peso, ma c'era ancora più forte in chi viveva accanto a me, e per questo lo avevo imparato, il desiderio di ascoltare il proprio cuore per intero.
Albert Camus diceva che l’uomo è l’unico animale che non si accontenta di essere ciò che è. Natale con Dio che, se dormi, ti porta il trenino elettrico ai piedi del letto, insegna a proteggere il desiderio "eccedente" che palpita dentro di noi, quel sogno che si realizza solo se tu ti abbandoni al sonno e smetti di pensare a come ottenere il sogno.
Dio è con te nel tuo sogno eccedente solo se ti abbandoni alla sua forza che ti porta. E ti porta dove non sapresti arrivare da solo. "Sano e salvo" non sono sinonimi. "Sano e salvo" non vuol dire solo essere vivi. "Salvo" aggiunge anche pieno. Noi spesso scambiamo la sicurezza con la salvezza, ma ci sbagliamo. La sanità è qualcosa che si riferisce alla sicurezza, al non correre rischi. Invece la salvezza - che è l'idea fondamentale di ogni religione - è qualcosa di largo, completo, ampio. Che non riguarda solo te.
Io, al sicuro nel mio letto, ero salvato da un Dio che, attraverso le mani dei miei genitori, riempivano la mia vita di una felicità eccedente, sorprendente. L'unica adatta alle inadatte misure del cuore umano.