Ci siamo: è arrivato il mese di Ramadan. I musulmani di tutto il mondo digiuneranno per i prossimi ventinove o trenta giorni, dall’alba al tramonto. Ecco alcune cose da sapere su questo momento particolare per noi.
Cos’è: il Ramadan è il nono mese del calendario islamico, siamo nel 1439, ed è caratterizzato dal precetto del digiuno, il quarto pilastro dell’Islam. Tutti i musulmani, che abbiano raggiunto l’età della pubertà e che non abbiano problemi di salute, sono tenuti a non mangiare e a non bere (e non solo) dall’alba al tramonto. Tradotto in orari, a Roma ad esempio il digiuno durerà indicativamente dalle 4 alle 20.30 per un totale di sedici ore.
Quand’è: il calendario islamico è lunare, dodici mesi da ventinove o trenta giorni per un totale di 354 o 355 giorni l’anno. Non c’è dunque una compatibilità diretta con il calendario gregoriano: ogni anno è anticipato di undici giorni rispetto all’anno prima. Dunque il prossimo anno, ad esempio, il mese di Ramadan comincerà il 9 o il 10 maggio, l’anno dopo ancora a fine aprile. E così via fino a tornare, fra trent’anni, di nuovo al 17 maggio. Per questo capita di digiunare in tutte le stagioni. Ovviamente farlo d’estate è più impegnativo, non solo per il caldo, ma anche per la durata. D’inverno si digiunerebbe dalle 6.30 alle 16.30.
Perché: il Ramadan, come già scritto, è il quarto pilastro dell’Islam ed è considerato uno dei più importanti. Generalmente tutti i musulmani, anche quelli meno praticanti, lo rispettano. È il mese in cui fu rivelato il Corano. “Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro prima di voi (ebrei e cristiani, ndr), nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio”, si legge in un versetto. E’ prima di tutto un mese di autodisciplina: limitarsi per scelta. Rinunciare a quanto più fisico ci sia per un arricchimento spirituale. Il Ramadan non è solo un abbandono temporaneo delle comodità (oltre al il cibo, non si possono avere nemmeno rapporti sessuali durante il giorno) ma è una scuola di buon comportamento.
La lezione di Ramadan è prima di tutto essere una persona pia, che non alza la voce, non entra in conflitto con gli altri, limita persino la parola, in rigore monacale. Il Ramadan insegna a controllare se stessi, il proprio corpo e la propria mente. Il Ramadan ridà pieno valore a ciò che abbiamo ogni giorno e che quasi mai riteniamo importante perché sempre presente. Durante questo mese l’ordinario, come bere un bicchiere d’acqua, diventa eccezionale. Il Ramadan è anche una riflessione: ci sono interi popoli costretti a digiunare tutto l’anno non per credo ma per necessità, perché di acqua e cibo non ne hanno.
Com’è: per quanto possa sembrare faticoso, il Ramadan è tutto tranne che sofferenza. Per i musulmani è una grande festa. E viene vissuto come tale. Paradosso: le famiglie arabe spendono in cibo durante il Ramadan più di quanto facciano negli altri mesi. Come detto, il digiuno inizia alle 4. Tradizione vorrebbe che si mangiasse poco prima, non per forza un’abbuffata. Basterebbero anche un dattero e un bicchiere di latte. Poi si mangia esattamente al tramonto. Anche qui la tradizione richiede di interrompere il digiuno con datteri e latte. Poi ogni famiglia mangia in base anche al menù locale. Su quelle tavolate si può trovare di tutto e di più, dalla zuppa marocchina al pesce. Poi, un paio d’ore dopo il tramonto, in tutte le moschee del mondo si tiene una preghiera legata al mese di Ramadan. Si torna a casa, di solito verso mezzanotte, e si cena. E così per un mese. Anche se, nei Paesi arabi, si sta svegli tutta la notte: persino i negozi sono aperti e si torna a casa in tempo per l’ultimo pasto prima del digiuno. Ovviamente la quotidianità durante il giorno è completamente stravolta: cambiano gli orari degli uffici pubblici, persino delle scuole. Tendenzialmente non si fanno esami durante il Ramadan.
Deroghe: c’è un principio molto chiaro, nessuno deve fare male al proprio corpo. Quindi chi si sente in difficoltà deve interrompere immediatamente il digiuno. Così come non sono tenuti a farlo i bambini, gli anziani, le persone malate, quelle in viaggio, le donne incinte o che allattano. Poi, in base ai casi, i giorni di digiuno vengono recuperati durante l’anno (ovviamente non i bambini) oppure per chi non può tutto l’anno (gli anziani ad esempio) sono tenuti a donare un pasto a un povero per ogni giorno di digiuno saltato.
La festa: Ramadan si conclude con una festa, il primo giorno del mese successivo. È Id al-fitr, letteralmente “festa dell’interruzione del digiuno”. Ma nessun musulmano è mai felice di lasciare il Ramadan. Perché è, sostanzialmente, l’unico momento in cui “siamo obbligati” a essere migliori. Buon Ramadan a tutti.