La battaglia dell'Europa per rendere la moda sostenibile
La battaglia dell'Europa per rendere la moda sostenibile

La battaglia dell'Europa per rendere la moda sostenibile

Una discarica di abiti usati
Yasuyoshi CHIBA / AFP

 
- Una discarica di abiti usati
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  1. Vengono stabiliti per la prima volta precisi requisiti da rispettare in sede di progettazione. Già nella fase creativa si dovrà pertanto tener conto che i prodotti finali dovranno essere durevoli, quindi di qualità, affidabili, pertanto non contenenti sostanze chimiche dannose, riutilizzabili, cioè predisposti per essere reinseriti nel mercato tramite diversi modelli di consumo come il second-hand o i capi “pre-loved”, come oggi si preferisce chiamarli, riciclabili, perciò realizzati con materiali idonei al riciclo e infine riparabili. Il designer si dovrà preoccupare già dalla progettazione di facilitare la riparazione, inserendo bottoni, fili o quant’altro necessario per la manutenzione dei capi. La UE ha stabilito con la direttiva c.d. Ecodesign dei requisiti minimi (in termini di sostenibilità, materiali da utilizzare, riciclabilità, durata nel tempo, riparabilità, possibilità di riutilizzo) che i produttori dovranno rispettare per poter avere accesso al mercato europeo.
  2. Viene introdotta la nozione di Responsabilità Estesa dei Produttori, i quali sono chiamati a essere coinvolti e responsabilizzati lungo l’intera catena del valore, anche quando diventano rifiuti provvedendo al riciclaggio, all'incenerimento e riducendo al minimo il conferimento in discarica.
  3. La Tracciabilità e Trasparenza della Filiera tessile sono l’unico strumento che può garantire ai produttori e ai consumatori informazioni chiare e complete sui tessili, su tutti i materiali e sui prodotti finiti. La UE intende pertanto favorire l’introduzione di un passaporto digitale del prodotto che riporti informazioni sulle caratteristiche di impatto ambientale, sulle condizioni dei lavoratori, sui materiali utilizzati e sull’eventuale utilizzo di sostanze chimiche. Il produttore e il consumatore dialogano condividendo tutte le informazioni grazie alla tecnologia Blockchain, già utilizzata da alcuni brand di nicchia o del lusso (vedi per esempio The Aura Consortium).
  4. La UE vuole poi favorire nuovi modelli di consumo, sostenendoli con misure fiscali ed eventuali incentivi per favorire il riutilizzo, la riparazione e la resilienza, nella convinzione che si creeranno opportunità economiche per l'innovazione e la creazione di posti di lavoro, in particolare nei settori della rigenerazione, manutenzione, riciclaggio e riparazione.
  5. La commissione è consapevole altresì che il consumatore, l’ultimo anello della filiera, è forse quello per cui la transizione sarà più difficile in quanto da molti anni abituato all’acquisto frequente di capi trend a bassissimo prezzo, prodotti sempre nuovi, da utilizzare poco e di cui liberarsi rapidamente. È fortemente necessario coinvolgere e responsabilizzare i consumatori portandoli a scegliere un nuovo modello di acquisto consapevole, rendendoli, inoltre capaci di difendersi dal greenwashing, garantendo l’accuratezza delle informazioni relative ai prodotti.
  • la creazione di Hub di riciclo, a livello europeo e nazionale per la gestione e il riciclo degli scarti di lavorazione (pre e post consumo) e dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata della frazione tessile. Prato, pioniera del riciclo tessile italiano, ha già messo in cantiere il primo textile hub grazie alle risorse del Pnrr. Si ricorda che dal 1° gennaio 2022 in Italia è già in vigore l'obbligo della raccolta differenziata dei prodotti tessili e in Francia entro il 2023 sarà illegale distruggere le merci invendute, grazie a una rivoluzionaria legge “anti-spreco”.
  • l'introduzione di un complesso di incentivi di varia natura di lungo periodo (5-10 anni) per favorire la rilocalizzazione in Europa della catena produttiva;
  • adeguate riforme strutturali e finanziamenti al fine di favorire l’innovazione e la digitalizzazione del settore;
  • l’introduzione di normative per favorire la creazione di scuole e programmi formativi professionalizzanti sui temi della sostenibilità e dell'innovazione responsabile.
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