AGI - Sono molte e diverse le iniziative che evidenziano un interesse crescente per il “resale” ed il “fashion renting” e dimostrano che è in corso un cambio di paradigma nel nostro approccio all’acquisto. La moda circolare è un fatto reale ed è sempre più diffusa, ora anche in Italia, dove si sono moltiplicati i negozi online e offline che propongono non l’acquisto ma il noleggio di abiti o l’usato di lusso, con strategie di consumo innovative e coinvolgenti.
I Paesi più sensibili alla sostenibilità e quindi alla circolarità della moda sono, da sempre, Stati Uniti, Germania e Regno Unito ai quali si è aggiunta, più recentemente, la Francia. Nel 2019 Parigi ha annunciato che entro il 2024 diventerà la capitale mondiale della moda sostenibile e un anno fa ha imposto alle aziende di abbigliamento del Paese di seguire circa 100 disposizioni di sostenibilità, tra cui il divieto di distruzione di beni invenduti.
La scelta corrisponde ad una nuova sensibilità “green” che sta cambiando in modo irreversibile il nostro approccio e, soprattutto quello delle future generazioni, ai consumi. Ci è improvvisamente diventato chiaro, per esempio, che noleggiando o acquistando capi di seconda mano si rafforza la moda circolare riducendo l’impatto degli abiti inutilizzati destinati a finire in discarica.
Si tratta dell’effetto di una nuova consapevolezza dei consumatori che si interrogano, forse per la prima volta, sul “poi”, su cosa accadrà agli abiti che non si indossano più, sul cosiddetto postconsumo. Così i brand e le aziende di abbigliamento affinano strategie innovative e nuove tecnologie, proponendo modelli di business all’avanguardia che rispondano alle esigenze delle prossime generazioni di consumatori.
I segnali del cambiamento sono significativi: l’incremento di chi sceglie per i propri acquisti prodotti sostenibilii, l’esigenza di risparmiare dei più giovani che vivono con poche certezze ma con tanta voglia di cambiare il mondo.
Anche in Italia così si stanno sperimentando nuove formule di consumo: riciclo e quindi second-hand o noleggio sono sempre più diffusi e non c’è da stupirsi considerando che l’affitto dei capi di moda è un mercato che dovrebbe raggiungere un valore di 1,96 miliardi di dollari entro il 2023.
Con il fashion renting tutti possono indossare capi di lusso, diversi per ogni occasione, risparmiando e facendo una scelta anche sostenibile.
Diverse App e siti online offrono abiti a noleggio come per esempio Drexcode, che offre capi firmati con la possibilità di provarli prima a casa e di scegliere, dopo l’utilizzo, se restituirli o comprarli o DessYoucan con showroom nel centro di Milano, servizio di noleggio di abbigliamento e accessori fashion azienda che, nel corso di quest’anno, ha triplicato gli ordini online e nel 2020 ha arricchito ulteriormente l’ offerta con abbigliamento e accessori per donna, uomo e bambino.
L’accelerazione è stata tale che ormai sono numerose le boutique che affiancano alla vendita il noleggio creando anche apposite collezioni.
Twinset, azienda di Carpi, di proprietà del fondo Carlyle, ha deciso di tentare il business del noleggio con una collezione di abiti da occasione, progettata, creata e prodotta interamente in Italia, con tessuti preziosi. L’obiettivo è quello di conquistare i giovani della generazione Zeta, quella delle giovani sotto i 25 anni, abituati allo streaming on demand, allo sharing, al second hand, che al momento rappresenta solo il 5% della clientela della griffe.
Il progetto ‘Pleasedontbuy’ punta a creare una capsule collection di abiti diversi da quelli delle collezioni che finora hanno contraddistinto il brand e costeranno tra i 40 e i 100 euro.
Il brand offre un esperienza di scelta on-line da consolidare poi, volendo, in una delle tante boutique presenti in Italia.
Fra le altre iniziative ricordiamo Lampoo, piattaforma online con boutique offline, dove acquistare e vendere capi del luxury brand anche con ritiro a casa dell’usato, e la partnership tra Gucci e The RealReal, portale specializzato nella vendita e nell’acquisto di beni di lusso di seconda mano.
Sempre nel settore del “lusso”; anche Kering infatti sta investendo nel “second hand” ed è entrato con il 5% in Vestiaire Collective, piattaforma francese leader nel settore dell’usato. A sua volta, Levi’s ha presentato il suo primo programma di buyback e resale, che consente ai clienti di restituire i capi usati nei negozi in cambio di una carta regalo (del valore di 15-25 dollari) e di acquistare a loro volta abbigliamento di seconda mano da un nuovo marketplace su levis.com.
Da qualche mese Vinted, la più grande piattaforma europea online C2C, dedicata alla moda dell’usato (la community conta 34 milioni di membri), rivolta a coloro che sono attenti al consumo responsabile, risulterebbe essere tra le applicazioni più scaricate nel nostro Paese. Lo scorso anno circa un terzo degli italiani ha acquistato capi second hand, e circa la metà degli acquisti di seconda mano è stata effettuata online (sulla base di una ricerca condotta dallo stesso Vinted). La piattaforma permette anche di comunicare con gli altri utenti attraverso l’apposito forum che consente di chiedere informazioni riguardo al prodotto al quale si è interessati.
Così è oramai certo che il cambio di paradigma nel comparto tessile-moda, caratterizzato da un cronico eccesso di offerta, sembra essere davvero avvenuto e molto più rapidamente del previsto. Occorre infatti, dare meno per scontati gli acquisti di abiti ed accessori. La nuova tendenza è comprare meno ma comprare meglio: non più shopping compulsivo, ma acquisti mirati e di qualità. Potremmo anche scegliere la formula di acquisto più adatta ad ognuno di noi: il noleggio, l’usato o capi di qualità e quindi duraturi che non finiranno presto in discarica così da poter ridurre i milioni di tonnellate di rifiuti tessili prodotti ogni anno. Prolungando la vita degli indumenti, infatti, riduciamo anche le emissioni di carbonio, i rifiuti e l'impronta idrica e questo inizia ad essere chiaro a tutti.